Princess recensione film di Roberto De Paolis con Glory Kevin, Lino Musella, Salvatore Striano e Maurizio Lombardi presentato a Venezia 79
La sezione Orizzonti della 79° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stata aperta dall’opera seconda del regista italiano Roberto De Paolis. Princess racconta una storia tanto reale, quanto fiabesca e sospesa dalla realtà; un racconto crudo sulla prostituzione clandestina nel territorio romano. Sì, perché a far da sfondo alle vicende della nostra Principessa ci sono proprio le strade dell’Eur e il litorale di Ostia. Scegliendo le corde della favola, De Paolis racconta le vicende di una giovanissima ragazza nigeriana che cerca di racimolare qualche soldo rifugiandosi lungo i boschi che costeggiano alcune delle vie periferiche romane.
Lo spettatore viene immediatamente accolto da quello che è l’intento registico: fin dai titoli di testa è ben chiara la chiave di lettura di questa pellicola. Una moderna Bella Addormentata che vive nel suo mondo fatto di povertà e mercificazione.
Princess, ogni giorno, indossa la sua parrucca colorata e si muove lungo le vie periferiche del sud di Roma alla ricerca di qualche cliente, fin quando un uomo non entra nella sua vita. Fino a quel giorno, lei era abituata a non sentire nulla durante le ore di lavoro. Una sorta di protezione dissociativa nei riguardi di ciò che era doveroso fare. Nessun sentimento, nessun momento di dolore, il tutto sancito da una qualche credenza che le permetteva di restare distaccata da tutto ciò che riguardava il suo corpo. Anima e fisico separati solo per poter cercare di sopravvivere alla fame. L’incontro con Corrado (Lino Musella), però, pian piano fa emergere la sua emotività e quel suo modo di vivere, quasi naïf, entra a contatto con la dura realtà.
L’uomo, incontrato casualmente, durante una sua ricerca di funghi, non è intenzionato a pagare per le sue prestazioni, ma continua a ricercare la sua compagnia. E se, da queste premesse, la trama potrebbe sembrare familiare, trovandoci addirittura a qualcosa che possa far ricordare Pretty Woman, in realtà non è così. La durezza della pellicola emerge immediatamente davanti a una verità decisamente fin troppo verosimile, e assume un sapore ancor più amaro col finire della pellicola.
L’unica storia di rivalsa riguarda proprio l’attrice protagonista, che è arrivata a Venezia passando proprio per quelle stesse strade battute dal suo personaggio. Una storia vera, costruita sulle testimonianza di donne come la stessa Glory Kevin (interprete protagonista) che, fino allo scorso anno, vendeva il proprio corpo per poter cercare di avere qualcosa di caldo da poter mettere sul tavolo. De Paolis ha, quindi, attinto alle corde reali che riguardano la sua storia e le ha connotate delle tinte di rinascita e di speranza. Del resto, lui stesso si è ritagliato una rappresentazione biografica (nell’uomo con la Porsche) all’interno di questa pellicola.
Una fiaba la cui struttura narrativa non è delle migliori e la cui risoluzione lascia lo spettatore con un grande “mah” dipinto sul volto. De Paolis si sofferma a raccontare uno spezzone di vita, senza aggiungere altro, se non il dramma emotivo a chi finora aveva vissuto una vita dura. Non possiamo di certo dire che la cosa migliore sia questa sorta di dissociazione della personalità, ma almeno tramite essa la protagonista era fanciullescamente protetta dagli abusi.
Volendo andare oltre ciò che ci viene mostrato, si può leggere una crescita emotiva dei personaggi. In un primo momento, infatti, si è spinti più e più volte a chiedersi cosa muova Corrado ad agire in un determinato modo. Quanto solo deve essere per poter cercare una compagnia romantica in una perfetta sconosciuta? Quanto emotivamente fragile? Ma del resto lui, per come è entrato nella vita di Princess, è successivamente sparito lasciando alla donna una ferita emotiva. Elemento dalla quale lei cercava di rifuggire. Dalla sua chiusura emotiva alla sua apertura, visibile anche attraverso diversi eventi e cambiamenti del comportamento; il bacio risveglia la sua sensibilità.
Princess propone una lettura che non arriva in maniera univoca al suo pubblico, mettendo a nudo diverse pecche in questa rivincita più reale che fiabesca.