Priscilla

Priscilla recensione film di Sofia Coppola con Cailee Spaeny e Jacob Elordi [Venezia 80]

Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Cailee Spaeny: la recensione di Priscilla di Sofia Coppola in diretta dalla Mostra del Cinema di Venezia

Priscilla recensione film di Sofia Coppola con Cailee Spaeny, Jacob Elordi, Emily Mitchell e Dagmara Domińczyk

Dopo lo scintillante Elvis di Baz LuhrmannSofia Coppola scrive e dirige Priscilla, tratto dall’autobiografia Elvis and Me di Priscilla Beaulieu Presley e Sandra Harmon sulla storia d’amore vissuta dal re del rock e dalla giovane Priscilla.

A distanza di tredici anni dal Leone d’Oro per Somewhere Sofia Coppola torna alla Mostra del Cinema di Venezia con un delicato, intimo e potente film che pone al centro la giovane Priscilla Beaulieu (Cailee Spaeny) e la burrascosa storia d’amore che la legò al re del rock, Elvis Presley (Jacob Elordi).

1958, Germania. In una base militare statunitense, la quattordicenne Priscilla attira l’attenzione dell’allora già famoso Elvis Presley. Nonostante la differenza d’età, i due sono accomunati da una profonda solitudine – Priscilla ha lasciato i suoi amici e la sua vita di Austin per seguire il padre militare, mentre Elvis non ha del tutto superato il lutto per la madre – e tra una festa e una confessione a bassa voce, finiscono con l’innamorarsi perdutamente. Dopo un breve periodo di lontananza, Elivs propone a Priscilla di raggiungerlo a Graceland, la dimora che aveva acquistato per la madre e punto nevralgico della sua vita, sotto la custodia del padre del cantante. Nonostante il parere contrario dei genitori, Priscilla deciderà di partire per Graceland, ma una volta varcati i cancelli dorati della villa, scoprirà che la sua storia d’amore con Elvis è molto lontana dalla favola a lieto fine che credeva di vivere.

Cailee Spaeny migliore attrice alla Mostra del Cinema di Venezia
Cailee Spaeny migliore attrice alla Mostra del Cinema di Venezia (Credits: Philippe Le Sourd/La Biennale di Venezia)

Priscilla è il ritratto intimo, lucido e doloroso di un amore che intrappola

Decidere di raccontare la storia di Priscilla Beaulieu quando ancora risuonano nelle orecchie gli scrocianti applausi per l’agiografico Elvis di Luhrmann poteva rivelarsi una decisione azzardata. Ma Sofia Coppola riesce nel suo intento, combinando un’estetica raffinata, elegante e che è da anni il suo marchio di fabbrica, con il racconto di formazione di una giovane donna, Priscilla (interpretata da una convincente Cailee Spaeny), alle prese con una storia d’amore dai lati oscuri.

Come la stessa regista ha dichiarato durante la conferenza stampa, Priscilla non è un film femminista, ma il racconto di una relazione come ce ne sono tante, se non fosse che uno dei protagonisti della storia è considerato una leggenda, un fenomeno che ha smosso le masse e cambiato il destino del rock ‘n roll. Ma il ritratto che emerge di Elvis non è quello scintillante e da star maledetta che ha portato al cinema Austin Butler, no, l’Elvis di Sofia Coppola è un uomo solo, infantile nei suoi scatti di rabbia, propenso al controllo, abusivo e controllante: Elvis invita Priscilla a Graceland e la rinchiude in una gabbia dorata, con un unico scopo. Tenere sempre acceso il focolare domestico.

Le impedisce di lavorare (“voglio che tu sia sempre a casa quando chiamo dal set”), decide quali abiti debba indossare, come dovrebbe truccarsi e acconciarsi i capelli. Le nega il sesso perché troppo giovane, anche quando è lei stessa, oramai maggiorenne, a chiederlo. E Priscilla lascia che lui sia il sole intorno a cui ruota il suo universo: Graceland, con la sua palette di colori pastello, crema e oro pallido, trova calore e vita solo quando c’è Elvis. Ma al di fuori della sua presenza, la villa è una prigione, bellissima e dotata di ogni comfort, ma fredda e priva di qualsivoglia contatto umano.

Priscilla non ha alcun potere, non deve essere d’intralcio a Elvis o al suo entourage, non può avere amiche, perché nessuno è ammesso dentro l’impenetrabile dimora di famiglia. Su di lei si allunga l’ombra del Colonnello – presenza fantasma nel film di Coppola -, manager abusivo e controllante di Elvis stesso. La regista mostra il lato oscuro di una storia d’amore che sulle copertine aveva fatto sognare, ma che nascondeva una realtà ben diversa: l’amore tra Elvis e Priscilla ha radici profonde in una cultura patriarcale e del possesso del corpo femminile, a cui la giovane non riesce a sottrarsi.

La regista Sofia Coppola nuovamente in concorso a Venezia
La regista Sofia Coppola nuovamente in concorso a Venezia (Credits: Melodie McDaniel/La Biennale di Venezia)

Una favola oscura raccontata attraverso colori pastello e un’estetica iper femminile

Caratteristica del cinema di Sofia Coppola è l’attenzione per i dettagli, la cura e la raffinatezza con cui ogni scena mette viene composta. Dagli smalti rosa, alla cotonatura di Priscilla, nel film, l’estetica iper femminile, che tanto ha fatto il successo di Marie Antoniette (film che ha in comune con questo una protagonista sola e regina di un mondo che non la accoglierà mai davvero), si modella e cresce con il personaggio stesso, diventando espressione esteriore degli stati d’animo di Priscilla.

Perché, come molte giovani donne, anche Priscilla non ha i mezzi e la forza di esprimere la sua voce, non in un contesto patriarcale e maschile come quello di Graceland. Sofia Coppola ben rappresenta la difficoltà e il timore che Priscilla ha di esprimere ciò che pensa: le uniche volte in cui parla è quando Elvis le si rivolge, ma persino in quelle risposte c’è cautela, come se la giovane aspettasse il benestare del fidanzato prima di esprimere liberamente il suo pensiero. L’isolamento a cui Priscilla è sottoposta a Graceland cresce con il trascorrere degli anni, alimentato dalla reclusione e dalle voci di amanti che Elvis ha al di fuori di lei. Non aiuterà l’arrivo dell’unica figlia della coppia, Lisa Marie: per quanto Elvis l’abbia profondamente amata, non fu un padre presente negli aspetti più materiali della sua crescita e questo alimentò la spaccatura creata tra lui e Priscilla.

Divenuta oramai una donna, Priscilla avrebbe compreso che, per quanto amasse Elvis, la sua vita non sarebbe mai stata davvero sua se avesse continuato a stargli accanto. La decisione di lasciarlo è inevitabile ed è qui che Priscilla si chiude, in un finale maestoso e potente. Sulle note di I Will Always Love You nella versione cantata da Dolly Parton, Priscilla lascia Graceland: la vita della bambola Priscilla è finita, è arrivato il momento che inizi la sua.

Sintesi

A distanza di tredici anni dal Leone d'Oro per Somewhere Sofia Coppola torna alla Mostra del Cinema di Venezia con un'opera delicata e potente, il ritratto intimo, lucido e doloroso di un amore che intrappola, combinando un'estetica raffinata e iper femminile con il racconto di formazione di una giovane donna, Priscilla Beaulieu Presley, alle prese con una storia d'amore dai lati oscuri. Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Cailee Spaeny.

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