Promare recensione dell’anime di Studio Trigger diretto da Hiroyuki Imaishi e scritto da Kazuki Nakashima
Primo lungometraggio prodotto dallo Studio Trigger, se si escludono i due OAV legati alla serie Little Witch Academia, Promare (Puromea) è la terza opera concepita dal sodalizio artistico tra il regista e co-fondatore dello studio, Hiroyuki Imaishi, classe 1971 e lo sceneggiatore sessantenne Kazuki Nakashima. I due avevano già lavorato insieme a Sfondamento dei cieli Gurren Laggan (Tengen toppa Gurren Ragann), serie animata distribuita in Giappone nel 2007, e a Kill la Kill (Kiru ra Kiru) serie distribuita nel 2014.
L’anime ha debuttato nei cinema giapponesi nel maggio 2019, mentre è stato distribuito a livello internazionale tra settembre ed ottobre dello stesso anno. In Italia, Promare viene distribuito da Dynit all’inizio di febbraio, inaugurando di fatto la stagione cinematografica 2020 di Nexo Anime, divisione di Nexo Digital.
Tokyo, San Francisco, Parigi; il mondo intero è soggetto ad una mutazione della specie e alcuni esseri umani diventano improvvisamente Burnish, una razza di esseri fiammeggianti che semina morte e distruzione sul pianeta terra.
Trent’anni dopo, Galo Thymos e i suoi compagni della Burning Rescue, una squadra di pompieri-mecha addetta allo spegnimento degli incendi, sono intenti a domare le fiamme all’interno di un grattacielo quando incontrano il gruppo denominato Mad Burnish capitanato da Lio Fotia. Galo e Lio si scontreranno furiosamente, innescando così una serie di eventi che li porterà a riconsiderare le proprie posizioni e a cooperare tra loro per tentare di sconfiggere un male ben più grande che aleggia su di loro.
Promare ridefinisce il genere mecha grazie alle strabilianti e coloratissime animazioni del team di Sushio e a uno studio accurato del character design ad opera di Shigeto Koyama. Le scene d’azione poi, sono dirette con uno stile ipercinetico, ma che rimane pulito e chiaro e non genera straniamento; i robot combattono facendosi a pezzi con un’eleganza innegabile, in una coreografia di distruzione che meraviglia ed esalta lo spettatore.
Ciò che invece si apprezza meno della pellicola di Trigger è la narrazione.
Il film, ambiziosissimo, attinge dai capisaldi dell’animazione giapponese come Akira di Katsuhiro Ōtomo e Metropolis di Rintarō ed è possibile scorgervi alcuni riferimenti ai topoi del cinema sci-fi americano contemporaneo, come l’idea del trasferimento di una parte elitaria di umanità in un altro luogo, vista in Elysium, o come il backup di memoria dello scienziato defunto installato all’interno di un’intelligenza artificiale visto in Transcendence. Tale mix di idee genera un melting pot che stupisce per creatività e voglia di fare, ma tra mutazioni genetiche, viaggi interdimensionali, mondi paralleli, fine del mondo e ovviamente robottoni metallici, il film va a perdersi, stordito dalla sua stessa complessità.
Nel terzo atto poi, Promare non riesce a trovare una degna conclusione e si affida a continui plot twist per rimandare l’inevitabile. Giunti con fatica alla fine, l’epilogo appare infantile e goffo, lasciando nello spettatore un profondo senso di confusione ed incertezza.
Promare appare godibile se si è soprattuto alla ricerca di un’animazione esplosiva e combattimenti mozzafiato. Da segnalare il tentativo di rimediare ai buchi di sceneggiatura chiamando uno dei due robot dello scontro finale “Deus ex machina”.
È una furbata, ma divertente.