Se da un lato Sony sceglie un fragoroso silenzio all’E3 2019 e l’annuncio di PlayStation 5 tarda ad arrivare, complice l’enorme successo di Nintendo Switch e l’opportunità per Sony di ripensare un sistema multimediale ibrido e mobile che sia molto di più di un potenziamento di PlayStation 4, con un’uscita probabile a metà o fine 2020 ed un passaggio definitivo al 4K nativo e ai 60FPS, dall’altro sembra la next-gen Sony offrirà la garanzia della retrocompatibilità.
Stando alle analisi di Digital Foundry, pare infatti che il brevetto registrato da Sony relativo alla CPU di PlayStation 5 preveda di emulare l’architettura delle precedenti piattaforme, permettendo dunque a PlayStation 5 di emulare i vecchi giochi per PSOne, PS2 e PlayStation 3, oltre che ovviamente PS4.
La retrocompatibilità nativa di PlayStation 5 sembrerebbe scontrarsi con il nuovo servizio PlayStation Now che arriverà a febbraio in beta in Europa, Italia inclusa, e che propone su PlayStation 4 e PC Windows l’accesso in streaming alle librerie di PlayStation 4, PlayStation 3 e PlayStation 2, con oltre 600 giochi disponibili online da giocare on demand, salvando le partite ed i progressi sul cloud, e la possibilità di scaricare i titoli per PlayStation 4 e PlayStation 2 e giocarli offline alla risoluzione nativa.
Se il futuro dei videogiochi sembra dirigersi verso lo streaming, la natura della PlayStation 5, tra 4k nativo, mobile e retrocompatibilità traccerà probabilmente la rotta della nuova era videoludica.