Ragazze elettriche recensione serie TV Amazon Prime Video di Raelle Tucker con Toni Collette, Halle Bush, John Leguizamo, Ria Zmitrowicz, Auli’i Cravalho, Toheeb Jimoh, Eddie Marsan e Zka Cvka Cvana
Ragazze elettriche, in originale The Power, è una serie televisiva sviluppata da Raelle Tucker, Sarah Quintrell e Naomi Alderman, autrice dell’omonimo libro. Pubblicato nel 2016, The Power ha vinto il Baileys Women’s Prize for Fiction nel 2017 ed è stato dichiarato dal New York Times uno dei dieci libri migliori dell’anno.
I primi tre episodi di Ragazze elettriche saranno disponibili in esclusiva su Amazon Prime a partire dal 31 marzo, mentre i successivi sette usciranno di settimana in settimana, ogni venerdì.
Prodotta da SISTER (che ha già lavorato, tra gli altri titoli, a Chernobyl), la serie segue una serie di personaggi in una scoperta che cambierà il mondo: ovunque e senza alcun preavviso, molte ragazze adolescenti stanno sviluppando la capacità di emettere scosse elettriche più o meno forti. Una capacità che viene ricondotta a un nuovo organo il cui unico scopo, a seguito di una mutazione dal motivo ancora inspiegabile, è quello di emettere elettricità.
Mentre il mondo cambia seguiamo le storyline di Allie (Halle Bush) che, dopo aver subito per anni maltrattamenti dai suoi genitori affidatari, inizia a sentire una voce e, seguendola, uccide il padre con una scossa elettrica e scappa via di casa; di Roxy (Ria Zmitrowicz), figlia di un criminale londinese, che perde la madre in maniera brutale; di Margot (Toni Collette) e Jocelyn (Auli’i Cravalho), madre e figlia, la prima sindaco di Seattle e la seconda un’adolescente in difficoltà nell’uso dei suoi nuovi poteri.
Ad aggiungersi al cast perlopiù femminile è il primo a rivelare al mondo, tramite un video girato di nascosto e pubblicato online, che le donne sono in possesso di questa nuova capacità: Olatunde Edo (Toheeb Jimoh), per gli amici solo Tunde, giovane giornalista in cerca della storia che lo renderà famoso.
Così come il romanzo, la serie televisiva altalena tra il fantascientifico, la distopia e il thriller. È difficile utilizzare un solo termine per descriverla, dato che Ragazze elettriche è anche, tra l’altro, una critica. Parla di discriminazione: quando le ragazze cominciano a scoprire e utilizzare il loro potere nei loro confronti si crea del timore che porta, come sempre nella storia dell’umanità, a una serie di limitazioni. Niente ragazze sullo scuolabus, per esempio, come scoprirà Jocelyn quando rimarrà appiedata.
Ragazze elettriche tocca anche il tema del conflitto. Quello tra generi, tra gli uomini che si sentono messi in pericolo da questo potere e le donne che si ritrovano tra le mani una magia e un’occasione; quello tra le ragazze che sono già in possesso del potere e le ragazze che invece non hanno ancora avuto modo di utilizzarlo, e quindi sono gelose o semplicemente impaurite ma comunque finiscono per voltare le spalle alle altre; quello all’interno di rapporti affettivi che vengono ovviamente alterati da un accadimento simile. Uno dei rapporti dalla struttura migliore, nei primi episodi, è quello tra Jocelyn e sua madre Margot: la figlia adolescente con una vena di ribellione e la madre incoraggiante che però è anche assente e facile da detestare agli occhi di una ragazzina.
Nonostante l’episodio pilota possa risultare a tratti prolisso e i primi tre episodi approfondiscano alcune storyline a scapito di altre, Ragazze elettriche è nel complesso una serie ben fatta che dedica il giusto tempo sia alla narrazione che allo sviluppo dei personaggi, con le loro ambizioni e le loro personalità.