Raised by Wolves – Una nuova umanità recensione della serie TV Sky creata da Aaron Guzikowski e diretta da Ridley Scott con Amanda Collin, Abubakar Salim, Travis Fimmel, Niamh Algar e Winta McGrath
Kepler-22-b è un pianeta dalle caratteristiche estremamente simili alla Terra. Lo scoprì la NASA ben dieci anni fa, eleggendolo ad esopianeta da tenere in considerazione nel momento in cui saremmo stati in grado di coprire una distanza spaziale di 600 anni luce per abbandonare il nostro mondo ridotto all’osso e invivibile.
Qualcuno deve aver custodito gelosamente l’informazione dal 2011, con buona pace delle notizie che hanno frustrato ogni speranza di aver trovato un pianeta B da assaltare al bisogno, e miracolosamente sul pianeta ricostruito in qualche Studios americano è nata Raised by Wolves – Una nuova umanità.
In un futuro non meglio precisato, la serie creata da Aaron Guzikowski immagina un’umanità che ha compiuto progressi tecnologici enormi, con tanto di androidi e navi spaziali, ma che non ha saputo salvarsi da se stessa distruggendo il mondo nel quale noi siamo ancora impantanati. Qualcuno ha avuto la lungimiranza di tentare il tutto per tutto, regalando un nuova speranza a chi non dovrebbe essere vittima delle colpe di chi la preceduti. La vita, nelle forma dell’embrione umano da fecondare e far crescere, è stato spedito su una nuova Terra insieme ad una Madre (Amanda Collin, a margine un volto estremamente interessante) e un Padre (Abubakar Salim) per ricominciare da zero, tenendo presente ma allo tempo stesso eliminando i vizi dell’esperienza pregressa.
Ma la vita umana è capricciosa e restia ad abbracciare qualsiasi programmazione. Non è sufficiente coltivarla scientificamente per farla attecchire e risplendere rigogliosa. La nuova fondazione dell’umanità si scontra con l’umanità stessa, nelle diverse forme del bambino a cui provvedere e dell’adulto da neutralizzare affinché non ostacoli l’operazione. Si potrà cambiare pianeta, ma non si potrà mai sfuggire alla natura bestiale dell’uomo, spesso dimenticata ma sempre centralissima in qualsiasi operazione che lo veda protagonista.
Raised by Wolves, prodotta da HBO Max e in arrivo in Italia su Sky Atlantic, è un ibrido tra il sequel di una distopia estremamente intuitiva e realistica e una nuova angolazione sulla soluzione più congeniale all’essere umano: consumare fino al midollo per poi passare a qualcosa di nuovo da spolpare, in loop. Nonostante la perenne sensazione di già visto, nonostante una materia pericolosa con la quale è difficile non essersi confrontati almeno una volta nella vita, la serie prodotta – e nel caso dei primi due episodi, anche girata – da Ridley Scott riesce a mantenere un mistero coinvolgente nella rassegna delle profondità umane che scandaglia mentre ci fa entrare piano piano nel suo mondo.
Con alle spalle la riconferma per una seconda stagione e un buon esordio negli USA, Raised by Wolves sembra promettere un intrattenimento eccentrico come la recitazione di buona parte del cast – tra cui è giusto ricordare Travis Fimmel, il Ragnar di Vikings – capace di discostarsi almeno visivamente da una narrazione classica. A patto che non pecchi di ὕβϱις e si trasformi in una riflessione contorta e deludente sul libero arbitrio.