Ravage recensione film di Teddy Grennan con Annabelle Dexter-Jones, Bruce Dern, Eric Nelsen e Robert Longstreet e Ross Partridge
Una figura di una donna in controluce cammina lentamente con la sua arma a tracolla, sotto il sole morente tra i sentieri della immaginaria Watchatoomy Valley.
La storia entra nel vivo dell’azione e gli eventi iniziano velocemente a svolgersi, il tutto sotto il crepuscolo che scorre così dolcemente che anche una “decapitazione” può essere percepita meno cruenta di ciò che rappresenta. Questo è il biglietto da visita di Ravage, noto anche come Swing Low, un viaggio spaventoso da intraprendere.
Harper (Annabelle Dexter-Jones) è una fotografa paesaggistica e naturalistica, vive nei boschi, pesca il proprio cibo, è molto intelligente e piena di risorse. Durante una esplorazione nei boschi è testimone di un evento disumano: uno spietato gruppo di amici frusta un uomo a morte.
La ragazza, pur inorridita, riesce a scattare alcune foto dell’atrocità da tenere come prova, sapendo che nessuno le crederà. Gli uomini però la raggiungono ed iniziano a torturarla per punirla della sua curiosità.
Grazie alle sue abilità di sopravvivenza nei luoghi selvaggi Harper riesce a scappare, ma decide di tornare per vendicarsi di ciascun componente della banda.
Il film mostra Harper in ospedale avvolta nelle bende, dopo essere stata brutalizzata. Lei inizia a raccontare la sua strampalata storia ad un poliziotto scettico. La scena mette in luce l’importanza della prospettiva di Harper attraverso le strisce di garza sul suo volto celato. Con il viso nascosto, inizia a raccontare l’accaduto e la sua voce scaturisce al tempo stesso misteriosa e autorevole.
Chiunque abbia familiarità con i film sulla vendetta – rape and revenge – sa che la formula per questo sottogenere può essere particolarmente complicata. Un genere che si rinnova in continuazione ma i cui sviluppi possono essere complessi se non gestiti correttamente. Lo stupro si verifica, ma non si vede mai. È accennato e raccontato, ma non è il catalizzatore di tutto ciò che avviene successivamente.
Il regista Teddy Grennan, fortunatamente, evita i cliché più scontati. La sua storia non gira intorno al gruppo di pazzi ma intorno alla donna. Harper è piena di coraggio e ciò a la rende empatica con lo spettatore.
La sua ingegnosità nel piazzare le trappole per gli uomini che le danno la caccia risulta realistica. Bruce Dern – con il suo cameo – cerca di spiegare la logica malata delle loro azioni, nella convinzione di fare la cosa giusta per difendere la terra in cui sono cresciuti.
Ravage, penalizzato dalla pandemia, è un horror interessante; ricorda film sulla vendetta come I Spit on Your Grave o L’ultima casa a sinistra e sicuramente diventerà un film cult sulla sopravvivenza.