Restiamo amici recensione del film di Antonello Grimaldi con Michele Riondino, Violante Placido, Alessandro Roja, Libero De Rienzo, Sveva Alviti, Ivano Marescotti, Gioia Libardoni e Anni Barros
Ricordate la Banda Bassotti? Quella banda di malviventi di Paperopoli, il cui scopo principale è rubare denaro a Paperon de’ Paperoni e non solo. Li ritroviamo in Trentino, sono in tre e sono legati da cameratismo e complicità. La posta in gioco è di ben tre milioni di euro, frutto di una truffa sofisticata. I protagonisti sono Alessandro, Gigi e Leo: il pediatra malinconico interpretato da Michele Riondino, lo sbruffone con il volto di Alessandro Roja e l’elegante Leo, interpretato da Libero De Rienzo. Una vera e propria Banda Bassotti in azione tra inganni, piani ingegnosi, fughe rocambolesche e colpi di scena tali da rimanere increduli e con il fiato sospeso.
Tratto dal romanzo Si può essere amici per sempre di Bruno Burbi, Restiamo amici – che vede nel cast anche Violante Placido – sembra una commedia leggera sull’amicizia al maschile ma l’idea di fondo è ben più sofisticata. Dietro questi sciatti frivoli si nascondono i drammi reconditi della nostra epoca. Alessandro, Gigi e Leo sono i Peter Pan di ieri, i cui valori sono ancor oggi più che mai adolescenziali: maschilismo ad oltranza, successo con le donne oggetto, grande virilità nel tradire. Ed invero orpelli sono i personaggi femminili telecomandati dall’uomo.
Oggi nulla è cambiato: se ieri si trattava di maschilismo dichiarato, adesso ci ritroviamo di fronte al sessismo benevolo e ad una visione deformata che fa dell’uomo la figura dominante sulla donna “da proteggere”, conditio sine qua non che giustifica il controllo sociale maschile ed il ruolo convenzionale della donna.
Se ieri la superiorità maschile era da uomo macho, oggi nel civilizzato e odierno Occidente ciò che la anima è l’odio mascherato dell’uomo di oggi verso la donna, o meglio il senso di inferiorità che la donna libera e dominatrice suscita su di esso.
Un uomo nostalgico e terrorizzato dal “paritario”, che se da un lato cerca il coraggio di mettersi in discussione e di crescere, dall’altro patisce la tentazione di “svolazzare” via. In breve, la sindrome di Peter Pan che si riconferma più che mai contemporanea.
Angela