Romance Doll recensione film di Yuki Tanada con Issey Takahashi, Yū Aoi, Yasuhiro Koseki e Taki Pierre al Far East Film Festival 2020
Fa il suo debutto sugli schermi virtuali della 22a edizione del Far East Film Festival anche il nono lungometraggio della regista giapponese Yuki Tanada: Romance Doll.
Scritto e diretto dalla stessa regista e scrittrice Tanada, il film, tratto da un suo romanzo pubblicato nel 2009 dalla casa editrice giapponese Kadokawa, racconta la storia di Tetsuo (Issey Takahashi) e della modella Sonoko (Yū Aoi) che, dopo essersi innamorati a prima vista, decidono di condividere le loro vite. Tuttavia entrambi nascondono uno scomodo segreto che, a causa di alcune circostanze particolari, saranno costretti a rivelare rischiando di mettere in pericolo il loro delicato e fragile equilibrio di coppia.
Romance Doll è una delle molte belle scoperte di questa edizione del FEFF: una storia umana, quasi vera, semplice, equilibrata e viva. La bravura di Yuki Tanada si nota soprattutto nella costruzione del dramma e nella sua capacità di alternare ad attimi di riflessione momenti di ironia e leggerezza. Il tutto inscritto all’interno di un quadro curato, dalle premesse insolite, che il regista utilizza per esaminare questioni umane fondamentali arricchendole di sensibilità e di una poetica del tutto personale e mai eccessiva.
Il cast non è da meno: Issey Takahashi e Yū Aoi tornano a lavorare assieme dopo All About Lily Chou-Chou (Shunji Iwai, 2001) confermando la loro bravura e la capacità di elaborare i ruoli loro assegnati attraverso una recitazione costruita sui minimi dettagli, sugli sguardi, sulle parole non dette e i sui più piccoli gesti. Anche il commento sonoro è stato utilizzato con parsimonia ed efficacia, preferendo alla musica attimi di silenzio e di riflessione volti ad enfatizzare la realtà e il lento ma inesorabile scorrere del tempo.
Yuki Tanada con Romance Doll mette in scena una storia efficace attraverso un’opera delicata, equilibrata e curata nei minimi particolari che riesce a non scadere in facili cliché.