Romulus recensione della serie TV Sky di Matteo Rovere con Andrea Arcangeli, Francesco Di Napoli, Marianna Fontana, Giovanni Buselli, Silvia Calderoni, Demetra Avincola, Sergio Romano e Ivana Lotito
Il fascino del mito è irresistibile. Se poi si parla della fondazione della capitale del mondo antico, è davvero impossibile non esserne incuriositi. Matteo Rovere, prima di Romulus, lo aveva capito già qualche anno fa realizzando Il primo re con uno sforzo produttivo in controtendenza rispetto al panorama italiano e una cura estrema in ogni aspetto tecnico, scommettendo su una storia tanto nota quanto ridotta a nozionismo storico.
La favola di Romolo e Remo è oggetto continuo di un dibattito storiografico estremamente complesso, ma questo non giustifica il fatto di non poter immaginarne il contesto e raccontarlo attraverso immagini e personaggi in carne ed ossa. Evocare il potere del mito fondativo che ha dato iniziato alla formazione del mondo in cui muoviamo i nostri passi è la strada percorsa ancora una volta da Rovere rimescolando storia, fantasia e cultura ancestrale. Romulus è Il primo re ma allo stesso tempo è qualcos’altro, non una semplice trasposizione seriale di un prodotto pensato per il cinema.
La serie televisiva sembra puntare, almeno dai primi due episodi, su una dimensione comunitaria per ricostruire tradizioni, costumi e credenze di un’epoca lontana. Il ritmo fornito dalla recitazione in protolatino scandisce una comunicazione di eventi, emozioni e sentimenti che devia dalla solita narrazione orizzontale e verticale, pur mantenendone regole e strutture. L’impressione è che, però, questo non sia in grado di reggere il racconto di una storia inevitabilmente segnata già in partenza e scandita da tre archi principali intorno a cui cucire la rielaborazione mitica: i percorsi di Yemos (Andrea Arcangeli), Wiros (Francesco Di Napoli) e Ilia (Marianna Fontana).
In attesa di avere una visione complessiva di Romulus e di scoprire tutte le potenzialità di un prodotto che ad ogni modo risulterà un unicum nel panorama televisivo nazionale, un plauso va alle scelte del casting, su tutti Francesco Di Napoli (La paranza dei bambini) e Gabriel Montesi (Favolacce) e all’atmosfera ricreata da questo arena setting in cui trasuda tutto l’impegno cinematografico di Matteo Rovere e delle maestranze.
Con la speranza che il vento di un necessario cambiamento stia finalmente soffiando.