Roubaix, una luce

Roubaix, una luce recensione film di Arnaud Desplechin con Léa Seydoux e Roschdy Zem

Roubaix, una luce recensione film di Arnaud Desplechin con Léa Seydoux, Sara Forestier, Roschdy Zem, Antoine Reinartz e Chloé Simoneau

C’era una volta Roubaix, antica città industriale della Francia al confine con il Belgio. Per anni Arnaud Desplechin l’ha rievocata all’interno dei suoi film con una rappresentazione filtrata, come se stesse sullo sfondo, come se fungesse soltanto da ambientazione figurata degli scambi sentimentali dei suoi protagonisti. Che sia legato a questa città, che gli ha dato i natali, non ci sono dubbi. Eppure, mai come in Roubaix, una luce, il regista francese l’aveva eletta a vero motore dell’azione, a punto nevralgico a livello narrativo. Perché la protagonista del suo ultimo film, presentato più di un anno fa in concorso al Festival di Cannes, è proprio Roubaix, una delle realtà più difficili e degradate della Francia di oggi.

Léa Seydoux
Léa Seydoux

Desplechin ha dimostrato nel corso della sua carriera una versatilità e un coraggio non comuni. Alcune volte ci ha preso, altre un po’ meno. I fantasmi d’Ismael, con il quale aveva avuto l’onore di aprire Cannes 2017, rientra più nella seconda categoria, mostrando una serie di vezzi e divagazioni intellettuali che influiscono sulla coerenza del messaggio di fondo. Roubaix, una luce è invece esattamente il contrario: un film chiaro, lineare, sempre teso alla ricerca di una struttura narrativa di grande spessore. Per ritrovare se stesso, Desplechin fa un salto nel polar, la declinazione francese del noir, e sembra guardare a chi ha reso immortale questo genere, un po’ Jean-Pierre Melville e un po’ Georges Simenon. Non si limita però soltanto a un omaggio o a una rivisitazione di quei territori ma riesce anche ad attualizzarne le tematiche, a renderle perfettamente in linea con le contraddizioni della società francese.

Léa Seydoux e Sara Forestier
Léa Seydoux e Sara Forestier

Nella rappresentazione del quotidiano di Yacoub Daoud, commissario algerino che vive a Roubaix sin dall’infanzia e ha deciso, a differenza della sua famiglia, di non abbandonare la città, rientra tutto quello che ha a che fare con la criminalità oggi in una realtà estremamente problematica. Non c’è il sensazionalismo e la carica dirompente de I miserabili, non c’è quel linguaggio rivoluzionario de L’odio: semplicemente la triste consapevolezza, raccontata con ritmi cadenzati, di una routine che non si può interrompere, di una progressiva discesa negli Inferi. Desplechin parte dai piccoli reati quotidiani per arrivare, passo dopo passo, al reale punto di svolta del racconto, prendendo spunto da un fatto di cronaca. La realtà che contamina l’immaginazione. Questo perché i personaggi gli stanno a cuore, ma ancor di più ci tiene a fare di Roubaix la reale protagonista del suo film. Una città che non ha futuro, in cui quella luce del titolo sembra ormai essersi spenta da diverso tempo.

Roubaix una luce recensione film di Arnaud Desplechin con Léa Seydoux
Antoine Reinartz e Roschdy Zem
Roubaix una luce recensione film di Arnaud Desplechin con Léa Seydoux
Léa Seydoux e Sara Forestier

La sua regia riesce a cogliere in maniera magistrale le atmosfere di un luogo che non è soltanto cornice degli avvenimenti ma diventa artefice di quello che viene narrato. Non si tratta di banalità del male o di naturali inclinazioni al commettere un reato, che sia un furto o un omicidio. In Roubaix, una luce sembra che ci sia una predestinazione, che chi viva in questa città sia condannato a fare la scelta sbagliata. Desplechin abbraccia prima la prospettiva del più navigato Daoud, poi della recluta Louis ma il risultato non cambia. Quello che si presenta all’orizzonte è l’assenza di un reale futuro. Non c’è quella rappresentazione della corruzione delle forze dell’ordine, spesso messe sullo stesso piano di chi delinque, che è tipica di molto cinema recente (appunto I miserabili). Eppure, il messaggio non cambia, nemmeno chi si comporta con onestà e sta dalla parte giusta della legge può invertire un processo che sembra indirizzato verso una fine inevitabile.

Per tutti questi motivi, Roubaix, una luce è il classico film che riesce ad elevarsi dal genere e a entrare nel merito di un discorso più ampio, se vogliamo sociale. Desplechin si conferma un autore che, quando riesce a mantenere la barra dritta, arriva al cuore della narrazione con una classe e uno stile che hanno pochi. In un periodo di magra come quello che stiamo vivendo nelle sale, assolutamente da non perdere.

Roubaix una luce: il poster
Roubaix una luce: il poster

Sintesi

Arnaud Desplechin coglie in maniera magistrale le atmosfere di Roubaix, luogo che non è soltanto cornice degli avvenimenti ma ne diventa artefice, attraverso un polar di grande spessore, attualizzato nelle tematiche sociali e in linea con le contraddizioni della società francese.

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