Run the World recensione serie TV Starz Original creata da Leigh Davenport con Amber Stevens West, Bresha Webb, Corbin Reid, Andrea Bordeaux, Tosin Morohunfola, Erika Alexander e Stephen Bishop
Run the World segue le vicende di quattro amiche afrodiscendenti che risiedono ad Harlem, quartiere di Manhattan nella città di New York, noto per la presenza di attività commerciali e per essere un centro culturale molto importante per la comunità nera. Creata da Leigh Davenport, la serie ha debuttato su StarzPlay ed è composta al momento di una stagione di otto episodi.
Ella (Andrea Bordeaux) è una scrittrice trentenne la cui carriera si è bruscamente interrotta e che per risollevarsi ha accettato di lavorare come reporter per una rivista di critica musicale gestita da Barb (Erika Alexander). Whitney (Amber Stevens West) è una donna in carriera in procinto di sposarsi con lo storico fidanzato, il chirurgo di origini nigeriane Ola (Tosin Morohunfola). Renee (Bresha Webb) aspira a diventare vicepresidente dell’azienda di marketing e pubblicità per cui lavora, non ha peli sulla lingua ed è sull’orlo del divorzio da quando suo marito Jason (Jay Walker) ha sperperato molti dei soldi che hanno messo da parte per inseguire il suo sogno di avere successo con una band. Infine, Sondi (Corbin Reid) è una specializzanda in Cultural Studies che ha intrecciato una relazione sentimentale con il suo professore, Matthew (Stephen Bishop), e cresce la figlia di lui, la piccola Amari (Ellie Reine). Tra alti e bassi, le quattro amiche affrontano la vita con grinta e tenacia, al grido di Run the World.
Run the World non è Sex and the City
Leigh Davenport, qui anche executive producer della serie, ha dichiarato che con questo prodotto voleva “scrivere una lettera d’amore alle donne nere e di Harlem“. Le vicende sono in parte ispirate al periodo che l’autrice ha trascorso ad Harlem lavorando nei media della zona. E nonostante apparentemente le atmosfere, la presenza di un gruppo di amiche come protagoniste e gli argomenti trattati (sesso, amore, carriera) possano farvi pensare a Sex and the City, vi assicuriamo che non è così. La serie, infatti, già nel primo episodio, quasi come una dichiarazione programmatica, prende le distanze dall’opera di Darren Star. In un dialogo tra Sondi ed Ella, quando quest’ultima parla del suo ex fidanzato Anderson (Nick Sagar), afferma che lui è il suo Big, con chiaro riferimento al grande amore di Carrie, Sondi le risponde: “Big era alto, ricco e aveva un autista. Se hai intenzione di umiliarti continuamente per un uomo, fa in modo che almeno sia alto, ricco e con l’autista!”
In questo modo Run the World dimostra di avere ben chiaro il background pop in cui si inserisce, ma sembra voler anche prenderne le distanze. Di Sex and the City, la serie condivide tuttavia i costumi – meravigliosi – creati da Tracy L. Cox e Patricia Field. Run the World è unapologetically black e lo mostra fin dalle prime linee di dialogo, dai modi di dire delle protagoniste (fatevi un favore e guardatela in lingua originale), della cultura e delle origini di ognuna di loro. Ad esempio, Whitney deve incontrare la numerosa famiglia nigeriana del suo fidanzato e passare al vaglio di ognuna di loro, non conosce una parola di nigeriano e per il suo matrimonio dovrà indossare un meraviglioso copricapo della loro cultura. Tutti questi particolari, tuttavia, lei che è una ragazza nera di buona famiglia cresciuta negli USA, non riesce spesso a comprenderli.
La serie non è timida nel mostrare anche il razzismo sistemico che si riversa su di loro: microaggressioni, insulti e un atteggiamento discutibile da parte delle bianchissime insegnanti della scuola di danza della piccola Amari, la figlia adottiva di Sondi, che scateneranno un vero putiferio. Il tutto filtrato dalla colorata e ironica lente attraverso cui queste quattro donne vedono il mondo. Anche Harlem non è tratteggiata in maniera fittizia, ma è dipinta in maniera realistica, con i suoi locali, la cultura afrodiscendente ben presente, la gentrificazione a cui purtroppo alcune zone vanno incontro e tutto grazie alla regia di un team ben collaudato: Millicent Shelton, Justin Tipping, Jenée LaMarque e Nastaran Dibai.
Ma Ella, Whitney, Renee e Sondi non sono favolose solo come gruppo, ma anche come singole personagge: ognuna di loro emerge e ha una personale storia, un background, uno stile e un modo di parlare unico. Le loro conversazioni appariranno naturali, spontanee e divertenti, merito anche della bravura delle attrici e della loro chimica.
Run the World è una serie di cui si aveva bisogno nel panorama seriale, curata e ironica, che vi farà venir voglia di chiamare le vostre amiche per uscire a divertirvi.