Sarah – La ragazza di Avetrana recensione docu-serie TV Sky Original di Flavia Piccinni, Carmine Gazzanni, Matteo Billi e Christian Letruria
L’omicidio di Sarah Scazzi ha scosso l’Italia, ha fatto della cronaca nera la quotidianità di chiunque seguisse anche solo un telegiornale al giorno.
L’approccio a un prodotto come questo è sempre cauto, perché non sarebbe accettabile una strumentalizzazione della tragedia, un giornalismo sporco. La docu-serie Sarah – La ragazza di Avetrana, basata sull’omonimo libro del 2020, scritto da Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, si salva dall’accusa.
Divisa in quattro episodi che ripercorrono passo dopo passo la scomparsa, il ritrovamento, le accuse e il processo, la docu-serie dà voce a protagonisti e personaggi secondari. Parla Concetta (la madre di Sarah) e parla Valentina (l’“altra” figlia di Michele Misseri), ma parlano anche i difensori e chiunque altro abbia avuto a che fare, per quanto brevemente, con il caso di Sarah.
Si dedica tempo a ogni pista, si lascia spazio a ogni ipotesi, dall’omicidio per mano di Michele a quello per mano di Sabrina al coinvolgimento di Cosima, perché lo scopo è la documentazione, non il giudizio. Il ricordarsi del proprio ruolo e del proprio posizionamento in una faccenda ancora poco chiara, in una ferita ancora aperta, è il principale punto a favore di questa produzione.
Nessuna ricostruzione attoriale con Sarah come protagonista, solo dati, fatti, racconti, qualche ricostruzione vocale di audio non utilizzabili ma comunque in possesso della polizia per mettere insieme tutto in una linea temporale ordinata, per permettere a un pubblico smemorato di tornare indietro nel tempo, all’attesa di una svolta poi arrivata in diretta televisiva, di una verità forse trovata, forse no.
La divisione degli episodi segue delle macroaree permettendosi comunque digressioni quando necessarie, incentrando il primo episodio sulla sparizione, il secondo e il terzo sulla famiglia Misseri e il processo, il quarto su possibili coinvolgimenti di altri (come Carmine e Cosimo, rispettivamente fratello e nipote di Michele Misseri; il fotografo Fabrizio Corona, entrato in casa di Concetta senza permesso) e sulle decisioni finali prese dalla giustizia (l’ergastolo per Sabrina e Cosima, il percorso parallelo di Michele compreso di accuse alla criminologa Bruzzone che lo avrebbe “costretto” ad accusare la figlia).
Sarah – La ragazza di Avetrana naviga in acque ancora non calme, con accuse che i coinvolti ancora si rivolgono a vicenda (Valentina, figlia maggiore di Michele, crede fermamente sia stato il padre il colpevole, non la sorella né tantomeno la madre) e zone d’ombra e dubbio (come l’affermazione del fioraio certo di aver visto Cosima tirare Sarah in macchina, affermazione poi ritrattata come sogno). Come ogni docu-serie, rischia di diventare obsoleta mano a mano che il caso si avvicina a una soluzione ma, come si dice anche all’interno della narrazione, la verità si deve scegliere, perché ci sarà sempre modo di ritrattarla e modificarla. Si deve mettere un punto, cosa che non è stata fatta con il caso di Sarah, quando Michele ha ritrattato più di una volta, prima inserendo la figlia nella narrazione della morte di Sarah, poi escludendola.
Insomma, per quanto il suo ruolo nel mettere in ordine i pezzi di un puzzle sia onorevole e per quanto la regia sia riuscita a farlo in modo ottimale, la docu-serie targata Sky verrà messa alla prova dal tempo e da eventuali svolte nel caso da incubo di Avetrana.