Saw X recensione film di Kevin Greutert con Tobin Bell, Shawnee Smith, Synnøve Macody Lund, Michael Beach e Renata Vaca [Anteprima]
Ennesimo tentativo di rilancio della saga? Sì, ma davvero riuscito.
Si tira un respiro di sollievo, soprattutto dopo i vari tentativi di rilanciare la fortunata saga dopo la sua “conclusione” con Saw 3d.
Il villain John Kramer, interpretato da Tobin Bell, è al centro della storia e sostiene tutto il film. Dopo anni di eredi nel ruolo di Jigsaw, si ritorna alle radici con il personaggio originale che continua a svolgere il ruolo di mentore nei confronti di uno dei suoi allievi. Ritorna come parte dell’ingranaggio, come un pezzo del puzzle del gioco malato che prende piede nella seconda metà del lungometraggio.
L’introduzione della storia è insolita per la saga. La prima parte è luminosa e piena di speranza, anche se si può capire perfettamente dove la narrazione tenderà a portare.
Lo spettatore, nonostante tutto e malgrado un protagonista davvero diabolico, prende comunque le sue parti. Il genere horror offre una solida opportunità per farlo. In fondo un gruppo anche se ridotto di spettatori non desidera che alcuni dei protagonisti sopravvivano al gioco.
In Saw X il sangue e la violenza scorrono abbondantemente nei modi più disparati. Gli effetti speciali visivi sono come sempre ottimi, garantendo che ciò che si verifica sullo schermo non sembri mai finto o “plasticoso”.
La regia è affidata allo storico montatore dei precedenti film Kevin Greutert del quale è evidente l’amore per la saga e l’esperienza maturata. Nonostante la sua regia non sia ispirata quanto quella di James Wan – capostipite storico della saga – è comunque di livello, in modo diverso rispetto ai capitoli precedenti, che risentivano di un livello amatoriale, soprattutto a partire dal quinto.
Certo, a volte questo poteva anche andare bene per i fan della saga. Quel tocco di sporcizia e amatorialità aggiungeva realismo alla violenza rappresentata, ma c’era ancora margine per migliorare.
Un prodotto valido malgrado il ricorso eccessivo al montaggio, il quale spesso ripete alcune scene per chiarire l’identità del colpevole. Imboccare lo spettatore è accettabile, ma occorre rispettare certi limiti.
Ottima la colonna sonora che arriva sempre nei momenti giusti. Le interpretazioni, comprese quelle dei comprimari destinati ad essere pedoni sacrificabili, sono rese con maestria. Tutti fanno la loro parte e la scelta di incentrare tutto su John Kramer risulta vincente, portando a casa il risultato.
A differenza degli ultimi due tentativi di rilancio, ovvero Saw Legacy e Spiral, qui un’idea c’è, anche se verso la fine la scrittura forse eccede un po’ troppo. Assistiamo al ritorno di vari personaggi storici della saga, il che fa piacere, ma anche sorgere degli interrogativi. Che direzione vuole prendere questo nuovo filone?
Perché non si esce dalla sala con la voglia irrefrenabile di una nuova trilogia. Si esce dal cinema – non facendo paragoni diretti per carità – come dopo la visione di Rogue One. Un magnifico tassello di un puzzle più ampio che si integra perfettamente, ma non sembra essere il primo capitolo di qualcosa di nuovo.
La storia fila bene ed è autoconclusiva. Anche se c’è una scena post credit, ma sembra più una sorpresa per concludere un discorso che un segnale per un proseguimento. Come film d’intrattenimento per passare una serata è perfetto anche se non adatto ai deboli di cuore
La durata di un’ora e cinquanta vola; una lunghezza insolita per la saga ma che non appesantisce la visione.
Diciamo che il gioco è ripartito e assistere non è poi così male.