Scary stories to tell in the dark recensione: dal libro illustrato al film diretto da André Øvredal e prodotto e sceneggiato da Guillermo Del Toro
Quale miglior giorno per raccontare storie spaventose al buio, se non Halloween?
Scary stories to tell in the dark è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo scritto da Alvin Schwartz che raccolse in una serie di libri i racconti popolari più raccapriccianti. Furono un successo strepitoso, grazie anche alle illustrazioni di Stephen Gammell, era diventato un elemento imprescindibile per le giovani generazioni, forse proprio perché furono vietate e trovarle diventatava una missione.
Questa storia non poteva che lasciare affascinato Guillermo Del Toro (La forma dell’acqua) tra i produttori e sceneggiatori del film, mentre la regia è affidata a André Øvredal, autore di Autopsy (2016) e Trollhunter (2010).
Scary stories to tell in the dark parla dell’America del 1968, del Vietnam, di bullismo e di adolescenza. Siamo nella piccola cittadina di Mill Valley uno di quei posti dove sembra che nulla di strano possa mai accadere, invece è proprio lì che si nasconde una terribile storia, quella di Sara Bellows.
La dimora della famiglia Bellows adesso è una casa infestata dove la notte di Halloween, Stella (Zoe Margaret Colletti), Chuck (Austin Zajur), Auggie (Gabriel Rush), Ramon (Michael Garza) e Ruth (Natalie Ganzhorn) decideranno di andare a visitarla e a rubare il libro delle storie di Sara.
È Stella che ruberà il libro e quindi farà ripartire il meccanismo delle storie. Stella è una ragazzina introversa, con una storia familiare complicata e il sogno di diventare una scrittrice; è proprio questo ciò che le lega a Sara e che sarà il fulcro della storia: la scrittura, il racconto e le storie che si mischiano con la realtà.
Il libro si scrive da sé, o meglio sarà lo spirito di Sara a scrivere con il sangue le pagine vuote del libro, scriverà storie che contemporaneamente si realizzeranno e sarà quasi impossibile cercare di cambiare il corso della storia.
Tu non leggi il libro. È il libro che legge te
Le vittime saranno i ragazzi che sono entranti in casa e sarà Stella con tutte le sue forze e l’aiuto di Ramon a cercare un modo per mettere fine a tutto questo.
Scary stories to tell in the dark resta un horror per ragazzi, ricco di cliché e perbenismo ma non per questo meno efficace, anzi è un film godibile pur non lasciando il fiato sospeso.
La traccia di Guillermo Del Toro è evidente nella rappresentazione dei mostri, dovevano seguire lo stile dei disegni di Gammell ma sembrare reali, tridimensionali e legarsi con i personaggi. Del Toro e Øvredal si sono affidati alla Spectral Motion di Mike Elizalde, Norman Cabrera e Mike Hill che hanno al meglio conservato la fedeltà alle illustrazioni permettendogli di vivere in un mondo reale.
Per la raffigurazione di The Big Toe hanno scelto Javier Botet (Crimson Peak, Slender man) che con il suo fisico così longilineo ha reso perfettamente il personaggio dello scheletro vivente.
The Pale Lady invece è il “mostro” più affascinante e inquietante, una donna con i capelli neri lunghi che si nutre delle persone quasi con dolcezza.
Scary stories to tell in the dark porta involontariamente con sé il peso di due grandi prodotti Netflix, Stranger Things per i protagonisti adolescenti e l’ambientazione nel passato e The Haunting of Hill House con cui condivide la casa infestata e la ricerca della sua leggenda, restando un film tecnicamente impeccabile, dalla fotografia alla musica, ma che tendenzialmente si rivolge ad un target specifico, i teenager.