Settlers recensione film di Wyatt Rockefeller con Sofia Boutella, Jonny Lee Miller, Ismael Cruz Córdova, Nell Tiger Free e Brooklynn Prince
Presentato in anteprima al Tribeca Film Festival, Settlers di Wyatt Rockefeller è un western fantascientifico che fa del vuoto e del silenzio assordante che circonda una colonia umana su Marte il vero motore orrorifico dell’azione.
Diviso in tre capitoli, la storia ruota intorno a una felice e tranquilla famiglia umana che ha posto le basi su Marte, dando vita a un microcosmo formato da Reza (Jonny Lee Miller), Ilsa (Sofia Butella) e la piccola Remmy (Brooklyn Prince). La loro vita scorre lenta, ma serena nell’immenso e silenzioso deserto marziano, nella cura degli animali terrestri che popolano la fattoria e le lezioni di astronomia che tanto appassionano Remmy. Il loro idillio viene interrotto quando alcuni intrusi penetrano nella fattoria e ingaggiano con Reza una lotta per il controllo del territorio.
Quando Reza resta ucciso, riuscendo a portare con sé due dei tre invasori, a Ilsa e Remmy non resta che fare i conti con l’unico superstite, Jerry (Ismael Cruz Córdova), che le obbliga a una convivenza forzata per poter sopravvivere.
Ma nella solitudine di Marte e di un mondo assolato e ostile, neppure la certezza di essere gli unici rimasti può spingere a restare uniti e la tensione monta a tal punto che un epilogo sanguinoso potrebbe essere inevitabile.
Rockefeller realizza un western fantascientifico di grande bellezza visiva, con campi lunghi che inquadrano distese immense di sabbia rossa e rocce marziane. I ritmi di vita lenti ma sereni sono scanditi solo dal sorgere e tramontare del Sole, delineando così la storia di questa famiglia che ha nella fattoria che cura la sua unica ragione di vita. Ma, come spesso accade, l’orrore è in agguato e ha le sembianze di intrusi umani disposti a tutto pur di impadronirsi della ricchezza della famiglia di Reza. Infatti, come diverrà chiaro nel corso della storia, la fattoria è protetta da una barriera di rocce e vetro ed è l’unico avamposto umano su Marte, mentre intorno c’è solo desolazione e morte. La Terra è un punto luminoso lontano e qualcosa ha spinto Reza e Ilsa ad abbandonarla.
Così, tra questi due gruppi inizia una lotta all’ultimo colpo per impadronirsi della sola oasi di vita e di garanzia di sopravvivenza. Ma non è quello a essere al centro della storia di questo mash-up di generi, perché il regista cerca piuttosto di indagare le condizioni psicologiche di chi è costretto a condividere uno spazio ridotto con una presenza ostile, sapendo di non avere scelta. Ma la scrittura del film, alquanto debole in molti punti, non riesce a mantenere alta la tensione e anzi la pellicola sembra scivolare in un susseguirsi di eventi irrilevanti e poco incisivi. Ma Settlers è anche il racconto del coming of age della giovane Remmy, interpretata nella sua versione più adulta da Nell Tiger Free, e questa è forse la parte più interessante e meglio riuscita dell’opera.
Al di là della bellezza di molte inquadrature, di una puntuale colonna sonora, curata da Nitin Sawhney e della bravura del cast, Settlers non sembra mai davvero decollare, troppo impantanato nel tentativo di emozionare e colpire il pubblico, finendo però per appesantire il racconto con eccessivi dettagli e poca azione.