Shazam: la recensione del film di David F. Sandberg con Zachary Levi, Asher Angel, Mark Strong, Jack Dylan Grazer, Grace Fulton, Marta Milans, Faithe Herman e Djimon Hounsou
Dalle ceneri di Justice League – punto più basso e di rottura del DC Comics Extended Universe (DCEU), frutto prematuro di un doppio lavoro incompiuto da parte di Zack Snyder e Joss Whedon – e dopo aver assistito alla pressoché contemporanea caduta sia di Batman che di Joker – cardini imprescindibili dell’universo DC Comics, a causa della caduta in disgrazia di Ben Affleck, non più l’anziano Cavaliere Oscuro di Miller proposto in maniera avvincente in Batman v Superman, e della sciaguratezza di Jared Leto – nessuno si aspettava francamente che il DCEU potesse risorgere proprio grazie ad un piccolo, brillante film su un supereroe dal buffo costume, impersonato da un attore a fine corso che era stato anni prima mattatore del piccolo schermo grazie ad un serial comedy di successo, al secolo Chuck Bartowski nell’omonima serie TV Chuck.
Attenzione però, perchè il sicuramente lodevole lavoro di David F. Sandberg e Henry Gayden, rispettivamente regista e sceneggiatore di Shazam, è garantito e si poggia su solida fondamenta: lo storico lavoro di creazione e narrazione di C.C. Beck e Bill Parker che diedero vita a Shazam (precedentemente Captain Marvel, nome poi “occupato” da Marvel), il supereroe nato nel 1939, un anno dopo Superman, che vendeva più di Superman stesso ed il doppio di Batman, emblema della Golden Age del fumetto che dominava le vendite dell’editoria dei comics statunitensi fino ai primi Anni ’50.
Shazam, all’epoca ancora Captain Marvel (Marvel ne registrò poi il marchio approfittando della fine delle pubblicazioni DC Comics sul personaggio), fu anche il primo supereroe dei fumetti ad essere trasposto sul grande schermo sottoforma di serial cinematografico in 12 episodi di circa 18 minuti l’uno, interpretato da Tom Tyler nel 1941.
A Sandberg e Gayden l’onore dunque di lavorare su una proprietà intellettuale blasonata e rinnovarla un pizzico per adattarla ai nostri giorni.
Saggio come Salomone, forte come Hercules, resistente come Atlante, con gli stessi poteri di Zeus, coraggioso come Achille e veloce come Mercurio, Shazam irrompe sul grande schermo portando un’inimmaginabile ventata di freschezza nell’agonizzante DCEU, scansando inoltre immediatamente i dubbi circa una pellicola potenzialmente slegata dalle altre: Shazam non è soltanto assolutamente immerso nelle tematiche del DC Comics Extended Universe, ma se ne fa evidentemente carico e portavoce, giocando amabilmente con la filosofia dei supereroi, rinvigorendo e facendo brillare di luce riflessa i miti di Batman, Superman e Aquaman, attraverso l’espediente del personaggio Freddy Freeman (Jack Dylan Grazer), geek appassionatissimo di fumetti che aiuta Billy Batson (Asher Angel) a prendere consapevolezza dei propri poteri.
Billy Batson è un orfano, proprio come Batman, ma vive ai margini della società non possedendo alcuna ricchezza materiale; è dotato di incredibili superpoteri, paragonabili a quelli di Superman, ma a differenza di Superman non è un alieno ed ha acquisito i poteri attraverso forze magiche dalle origini mitologiche.
Shazam inoltre – e questo elemento risulta assolutamente determinante sul grande schermo, diventando la carta vincente dell’opera di Sandberg – è un uomo adulto trasformato da un alter ego adolescente, Billy Batson per l’appunto, che mantiene la propria mente e coscienza di ragazzino mentre assume le sembianze del supereroe.
Henry Gayden scrive una commedia brillante e genuinamente divertente, mai forzata ma che anzi fa respirare una boccata d’aria fresca alle atmosfere cinematografiche DC Comics esaltandone i suoi beniamini e l’essenza del supereroe in genere, dotato di grandi poteri quanto di altrettante importanti responsabilità a cui adempiere.
Il tema della famiglia, quella che si sceglie e non necessariamente quella a cui si appartiene geneticamente, viene riletto in modo sensato e riflessivo, sulla pelle di un ragazzino abbandonato, precario e povero negli affetti che fugge dalle case famiglia in cerca dei suoi veri genitori, colpevolizzandosi per averli persi.
Anche la genesi del Dr. Sivana (Mark Strong), il supercattivo di turno nonchè arcinemico di Shazam nei fumetti, nasce seppur in modo deviato dal concetto di famiglia, o meglio dalle mancanze affettive di una famiglia degenere.
La vera famiglia è ragione di vita e fonte di supporto costante, e soltanto quando Billy Batson ne prenderà coscienza Shazam assumerà piena consapevolezza dei propri poteri e delle proprie responsabilità.
La commedia in Shazam prevale sicuramente sull’adrenalina delle scene d’azione o sull’epicità di sequenze emozionanti ai quali il genere supereroistico moderno ci ha abituati, in compenso il cuore di Shazam batte forte, portandoci la lieta novella dello stato di salute rinnovato del mondo cinematografico DC Comics, del quale sicuramente Shazam e gli attuali Aquaman e Wonder Woman faranno parte, in attesa di rassicurazioni sui nuovi corsi di Batman, Superman e Joker.
Un solo dubbio Shazam ci lascia: se esista davvero il campione di purezza in grado di preservare l’ordine dell’universo e salvare la razza umana dai sette peccati capitali.