Shoshana

Shoshana recensione film di Michael Winterbottom con Douglas Booth

Accurata ricostruzione storica e solide interpretazioni nel nuovo film di Michael Winterbottom

Shoshana recensione film di Michael Winterbottom con Douglas Booth, Irina Starshenbaum, Harry Melling, Aury Alby e Ian Hart

 

Douglas Booth e Irina Starshenbaum in Shoshana di Michael Winterbottom (Credits: Giles Nuttgens)

Shoshana di Michael Winterbottom è un dramma storico ambientato nella Palestina sotto controllo britannico negli anni ’30 e ’40 del Novecento. Il film, basato su una storia vera, narra le tensioni tra coloni ebrei e arabi autoctoni e si concentra su una complessa relazione amorosa intrecciata con gli intrighi politici e militari dell’epoca.

Winterbottom, insieme ai co-sceneggiatori Laurence Coriat e Paul Viragh, esplora un capitolo tumultuoso della storia del Medio Oriente, senza prendere parti evidenti. Una scelta coraggiosa vista la sensibilità del tema.

Douglas Booth interpreta Thomas Wilkin, un poliziotto britannico che cerca di mantenere un equilibrio tra il dovere e la moralità in un contesto sempre più violento. La sua relazione con Shoshana Borochov, una scrittrice socialista sionista interpretata da Irina Starshenbaum è al centro della narrazione. Shoshana, che emigrò con la sua famiglia dall’Ucraina a Tel Aviv negli anni ’20, rappresenta una figura complessa e affascinante, simbolo delle aspirazioni e delle contraddizioni del movimento sionista dell’epoca.

Harry Melling, nel ruolo di Geoffrey Morton, offre una performance incisiva nel ruolo di un poliziotto coloniale senza scrupoli, incaricato di reprimere con la forza le violenze in crescita. Morton e Wilkin rappresentano due facce della stessa medaglia: il primo è spietato e crede nella repressione violenta, mentre il secondo cerca di trovare un approccio più equilibrato e umano. Questa distinzione tra il “buon britannico” e il “cattivo britannico” è uno degli elementi più riusciti del film, sebbene in realtà la differenza tra i due personaggi potrebbe non essere così netta.

Douglas Booth e Harry Melling in Shoshana di Michael Winterbottom (Credits: Giles Nuttgens)

La regia di Winterbottom è meticolosa nella ricostruzione storica, con una grande attenzione ai dettagli dei costumi e delle ambientazioni. Le scene di strada con la loro quiete minacciosa, interrotta da improvvisi scoppi di violenza, riescono a mantenere alta la tensione. Tuttavia, il film soffre di una narrazione episodica e frammentaria che rende difficile seguire il filo conduttore della storia in modo fluido e coerente.

Uno degli aspetti più deboli del film è la caratterizzazione dei personaggi. Nonostante le solide interpretazioni del cast, i personaggi non sono sviluppati abbastanza per suscitare un forte coinvolgimento emotivo da parte del pubblico. La storia d’amore centrale tra Wilkin e Shoshana, che dovrebbe essere il cuore pulsante del film, è particolarmente sottotono e opaca. La chimica tra Booth e Starshenbaum sembra forzata e le loro interazioni mancano di profondità emotiva. Questo è un peccato, dato il potenziale drammatico del loro rapporto in un contesto così carico di tensioni politiche e personali.

Il film solleva anche questioni importanti sulla natura della violenza e della resistenza, suggerendo che il movimento sionista abbia appreso pratiche di spietatezza dai suoi oppressori britannici. Questa riflessione complessa aggiunge profondità al film, collegando gli eventi storici rappresentati alla situazione contemporanea nella regione. È impossibile guardare Shoshana senza pensare agli attuali conflitti in Israele e Palestina, un parallelo che rende la visione del film ancora più potente e rilevante.

Shoshana riesce a mantenere una certa neutralità rappresentando in modo bilanciato britannici, ebrei e arabi, senza dipingerli come eroi o villain assoluti. Questa scelta di non prendere posizione potrebbe essere vista come un vantaggio, dato il tema estremamente delicato e divisivo.

Tuttavia, la mancanza di una chiara prospettiva emotiva potrebbe lasciare alcuni spettatori insoddisfatti, desiderosi di un coinvolgimento più personale e profondo con i personaggi.

Nonostante questi difetti, il film resta un’opera importante e tempestiva, che offre uno sguardo equilibrato su un periodo cruciale e turbolento della storia del Medio Oriente.

Il film, in sala il 27 giugno 2024 con Vision Distribution, merita di essere visto se non altro per la sua rilevanza storica e politica.

Sintesi

Shoshana riesce a catturare l'attenzione e a far riflettere, ma che fatica a coinvolgere emotivamente lo spettatore. La sua accurata ricostruzione storica e le solide interpretazioni del cast sono punti di forza, ma la narrazione frammentaria e la debole caratterizzazione dei personaggi ne limitano l'impatto

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