Shrinking recensione serie TV di Bill Lawrence e Brett Goldstein con Jason Segel, Harrison Ford, Jessica Williams, Luke Tennie, Michael Urie e Christa Miller
Uno dei payoff scelti da Apple TV+ per accompagnare la campagna promozionale di Shrinking paragona la serie TV a alla sottile linea che separa la risata dal dolore. Un fronte discretamente popolato (rimanendo soltanto sulla stessa piattaforma c’è un certo Ted Lasso) ma stavolta ingaggiato dal punto di vista di chi è professionalmente tenuto a sorvegliarlo: gli psicoterapeuti. Coloro i quali cercano di portare equilibrio in sistemi che vedono una delle due parti soffocare l’altra non possono, per codice deontologico, mostrare il caos delle vite che li attende fuori dal proprio studio.
Jimmy (Jason Segel) decide di stracciare il protocollo facendo collidere lavoro e vita privata mentre entra a gamba tesa nelle vite dei suoi assistiti. Banale tergiversare quando le soluzioni ai problemi sono a portata di mano, meglio essere diretti e incauti. Ed è proprio qui che si manifesta la spina dorsale dell’intero show. La dissolvenza tra commedia e dramma è il marchio di fabbrica di Bill Lawrence e Brett Goldstein, scrittori e produttori esecutivi di Shrinking ma anche elementi chiave nel team dietro al più celebre coach della televisione, con una direzione interessante suggerita dal contesto della salute mentale.
Lo psicoterapeuta si trasforma in un vigilante simile ad un supereroe che non può fare a meno di rispondere agli SOS lanciati durante le sedute, garantendo un’adeguata dose di comicità ma non sempre efficace. L’armadio con gli scheletri è rappresentato dalle questioni personali di Jimmy e dei suoi colleghi. Su tutti spicca un Harrison Ford completamente a suo agio nella dimensione seriale e mattatore di situazioni che senza la sua presenza scenica sconfinano in un parossismo a tratti anche fastidioso. Quando la sottile linea originale di Shrinking diventa grossolana, c’è un ritorno di melensità che sminuisce sia il versante comico che quello drammatico. Non aiuta nemmeno la presenza, nel gruppo regia, di Zach Braff, uno che con le sequenze di Scrubs ha fatto scuola su come si possa spesso ridere, piangere e riflettere nello stessa scena.
Shrinking vive di buoni momenti e buoni duetti, ma alla lunga si aggrappa troppo spesso all’escamotage narrativo di una terapia sui generis perdendo il prezioso equilibrio su cui è costruita. Ci sono casi in cui i limiti vanno rispettati o infranti con più convinzione, soprattutto quando dalla tua hai una leggenda vivente in forma smagliante.