Spider-Man: Across the Spider-Verse recensione film di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson con Shameik Moore, Hailee Steinfeld, Jason Schwartzman, Issa Rae, Oscar Isaac e Jake Johnson
La sera del 24 febbraio 2019, nel Dolby Theatre di Los Angeles, Michelle Yeoh e John Legend consegnavano a Phil Lord, Christopher Miller e ad altri membri della squadra di Spider-man: Un nuovo universo l’Oscar per il miglior film d’animazione. Dopo averlo fatto per decenni su albi fumettistici, finalmente l’Uomo Ragno scalava il tempio del cinema mondiale conquistandolo con un film artisticamente e narrativamente impressionante. Un risultato ampiamente meritato ma anche foriero di un insidioso interrogativo: E ora?!
A due settimane dall’uscita in sala del film, Sony aveva già capito di avere tra le mani una bomba con il countdown prossimo allo zero per comunicare alla stampa di settore di essere già al lavoro su quello che è diventato oggi Spider-Man: Across the Spider-Verse. Un figlio d’arte, con un solco profondissimo tracciato negli annali della storia del cinema e un bel carico di grandi aspettative.
Il pubblico si sa è sovrano, ma ci si dimentica spesso che è di bocca buona. Quando assaggia una prelibatezza, è molto difficile che ne dimentichi la qualità e le consistenza qualora dovesse risedersi al tavolo dove l’ha gustata la prima volta. Ci si barcamena tra concetti come more of the same, sense of wonder e via dicendo, ma il succo è che ognuno vorrebbe ritrovare nel presente quel pezzetto di passato denso e significativo che porta dentro, in barba alla filosofia di Eraclito.
Ecco, l’esplorazione dello Spider-Verse promessa dal titolo realizza l’illusione di bagnarsi nello stesso fiume di cinque anni fa per la seconda volta, nonostante gli inevitabili cambiamenti. Piacevolmente travolti dal ritmo e dalla ricchezza visiva – punta dell’iceberg di una mole di lavoro che ha visto impegnate mille persone nello sviluppo – Spider-Man: Across the Spider-Verse aggiunge progressivamente livelli, tessuti e muscoli al magnifico scheletro costruito ad arte nel primo capitolo.
Miles Morales non è solo il centro, ma anche la bussola in un viaggio che si complica con l’applicazione effettiva del concetto di multiverso ad un livello enorme (si parla di 240 personaggi effettivi che trovano spazio nell’arco delle 2 ore e 16 minuti con un cameo totalmente inaspettato) ma anche per via di un approfondimento emotivo dei personaggi già conosciuti in precedenza.
L’unico appunto, se tale si può definire, è la minore pervasività della colonna sonora rispetto al passato, che funziona a dovere ma risente della mancanza di una degna erede di Sunflower di Post Malone e Swae Lee.
Spider-Man: Across the Spider-Verse supera brillantemente lo scoglio della conferma del suo potenziale dopo un esordio stratosferico, consegnando al pubblico un bellissimo episodio di transizione convinto e coerente verso un gran finale che parte con l’handicap di avere non una, ma ben due asticelle piantate vicino alla cima della perfezione, e un cliffhanger che mira all’epica de L’Impero colpisce ancora.
!SPOILER!: Non c’è bisogno di rimanere in sala oltre i titoli di coda.
Prego, non c’è di che.