Con Spider-Man: Far from Home finisce la terza fase del Marvel Cinematic Universe. La nostra recensione in anteprima del film di Jon Watts con Tom Holland, Samuel L. Jackson, Zendaya e Jake Gyllenhaal
Spider-Man: Far from Home è l’attesissimo secondo film dedicato al nuovo Uomo Ragno, interpretato da Tom Holland, che chiude la terza clamorosa fase dell’Universo Cinematografico Marvel (MCU).
Dopo la grave batosta di Avengers: Endgame, che vede la morte di Tony Stark, assistiamo a come il sedicenne Peter Parker vivrà la sua vita, dopo la perdita del suo mentore.
Peter va in gita in Europa con la scuola e decide di mettere da parte, per un po’, la sua doppia vita da supereroe, per concentrarsi sulla sua vita normale da adolescente e per conquistare MJ (interpretata da Zendaya).
Ma qualcosa va storto e viene contattato urgentemente da Nick Fury (dopo varie chiamate perse), per combattere una nuova minaccia: gli Elementali.
Ma Peter non è solo, ad aiutarlo c’è Mysterio, interpretato da Jake Gyllenhaal, il quale proviene da un’altra dimensione, nella quale la Terra è stata distrutta dagli Elementali.
I due uniranno le forze per combattere questa nuova minaccia, che mette in pericolo l’intera umanità.
In Spider-Man: Far from Home numerosi sono i richiami al nostro amato Iron Man e Peter, come tutti noi, non si è ripreso dalla sua dipartita.
Una riflessione più profonda, alla cui base c’è una domanda essenziale: chi sarà il nuovo Iron Man?
Vediamo i dubbi e la sofferenza di Peter, che si vede buttato in un mondo che non gli appartiene. Egli è si un supereroe, ma era solo “l’amichevole Spider-Man di quartiere”, non avrebbe mai pensato di dover affrontare minacce di questa misura o, almeno, di farlo tutto da solo. Per questo motivo vede in Mysterio un nuovo mentore, una sorta di nuovo nuovo Iron Man, che riesce a comprendere il suo stato emotivo e le sue difficoltà, dopotutto, Peter era partito in Europa solo per cercare di conquistare la ragazza che gli piace.
Il fulcro di questo nuovo capitolo dedicato all’Uomo Ragno è proprio la responsabilità: quella di prendere il posto di Iron Man, quella di combattere i nemici della Terra e quella di iniziare ad essere adulto.
Tom Holland è lo Spider-Man migliore che abbiamo avuto: è vero che in molti sono legati all’originale Toby Maguire o all’Amazing Spiderman di Andrew Garfield, ma Holland rispecchia maggiormente lo Spider-Man del fumetto: divertente ed intelligente.
Gyllenhaal è una spalla perfetta e si integra perfettamente nel collaudato Universo Marvel, nei panni di Quentin Beck, alias Mysterio. Jake si dimostra, come sempre, un bravo caratterista ed il suo è uno dei personaggi strutturati in maniera migliore del MCU.
Spider-Man: Far from Home fa sorridere, molti sono i momenti ironici, che riescono a strappare una risata sincera al pubblico e si allontana dalle battute scontate (e quasi imbarazzanti) di alcuni film Marvel, come Thor: Ragnarok.
Ma ci sono momenti di riflessione, soprattutto legati alla perdita di Tony ed a quel salto che Peter deve fare per diventare adulto; sotto questo punto di vista, lo potremmo anche definire un “film di formazione” nel mondo dei supereroi.
Anche visivamente, è uno migliori film della Marvel, soprattutto nelle parti di illusione di Mysterio. Perfetti anche Cobie Smulders, Zendaya e Samuel L. Jackson, nei panni di Maria Hill, MJ e Nick Fury.
Come da tradizione, non andate via alla fine del film: ci sono due scene post-credits che vale la pena vedere e che lasciano il pubblico sbalordito e senza fiato, aprendo tantissime teorie sulla nuova Fase Quattro.
Spider-Man: Far from Home diventa sin da subito uno dei migliori film dell’Universo Cinematografico Marvel, grazie anche al grande carisma di Tom Holland e ad una trama che lascia il fiato sospeso.