Sportin’ Life recensione film di Abel Ferrara con Willem Dafoe, Cristina Chiriac, Anna Ferrara, Paul Hipp e Joe Delia presentato a Venezia 77
A Venezia 77 Abel Ferrara ha presentato in anteprima Sportin’ Life, un documentario della durata di un’ora in cui il regista ha coinvolto ancora una volta l’amico e collaboratore Willem Dafoe.
La maggior parte del documentario è stato girata mentre Ferrara promuoveva il suo ultimo film con l’attore, Siberia, al Festival di Berlino lo scorso febbraio. Tra didascalie e voci fuori campo Sportin’ Life offre la possibilità di vedere cosa ha combinato Ferrara quest’anno e ascoltare le sue idee per il futuro.
Sportin’ Life è essenzialmente una sorta di contenuto extra di un DVD, finanziato interamente da Saint Laurent. Non è noioso, ma a tratti surreale e offre un ultimo sguardo piccante di un’epoca, pochi mesi e mille anni fa, quando i festival cinematografici significavano proiezioni e conferenze stampa affollate e gente che si abbracciava in club affollati. A febbraio, però, Ferrara si stava divertendo molto; Ferrara potrebbe essere il fratello maggiore dissoluto di Dafoe.
Le conversazioni tra loro e le varie interviste meritano un intero film, ma Ferrara inserisce qualche altro filmato come frammenti di esibizioni dal vivo della sua band blues rock ‘n’ roll, un gruppo che ha mostrato nel suo documentario del 2017 Alive in France. Ci sono anche estratti dei primi film di Ferrara e video amatoriali di lui con sua moglie, l’attrice Cristina Chiriac e la loro giovane figlia nella casa di Roma. Poi c’è uno sguardo anche al resto del mondo con uno sguardo sui disordini di quest’estate in America e la promessa di Donald Trump a Febbraio che il Coronavirus sarebbe svanito “come per miracolo” prima che molte persone lo prendessero.
Il vago suggerimento che queste crisi sia legata all’oscurità nei film di Ferrara è la parte meno convincente di Sportin’ Life. Si avverte in questo documentario l’immaginazione libera e sfrenata di Abel Ferrara, la sua impulsività, ma la narrazione sembra anche una sorta di diario di viaggio e cattura lo spirito sconvolto e agitato del regista disorientato di fronte alla pandemia globale. La struttura, tuttavia, risulta un po’ caotica e sconnessa, denuncia una post produzione un po’ frettolosa, ma comunque è un prodotto interessante ricco di informazioni personali e non.
Un esperimento autoriale che porta la firma chiara di Abel Ferrara, sempre presente in tanti festival internazionali e particolarmente prolifico, tra lungometraggi e documentari più o meno riusciti.