Star Wars: L’ascesa di Skywalker: aspettando Episodio IX a due settimane dall’uscita tra spoiler, fake news, timori e speranze
Siamo giunti a due settimane esatte dall’uscita di Episodio IX, Star Wars: L’ascesa di Skywalker, il capitolo finale della saga familiare degli Skywalker, protagonisti della leggendaria space opera creata da George Lucas, l’epopea cult più famosa e amata della storia del cinema. Difficile quantificare l’influenza che Star Wars ha avuto sulla cultura popolare, oltre che nei confronti della fantascienza, talmente incommensurabile da far sorgere diatribe persino sul genere d’appartenenza, tra fantascienza e fantasy in space. Space opera, nel dubbio e secondo il verbo di Lucas.
É giunto il tempo di iniziare immancabilmente il rito di avvicinamento e preparazione all’evento spolverando dalle mensole il cofanetto dei sei capitoli della saga di Lucas e le steelbook dei due film Disney Lucasfilm, e poco importa se siamo ancora lì a chiederci chi fosse Lor San Tekka, il personaggio criptico interpretato da Max von Sydow, o perchè il Leader Supremo Snoke in Star Wars: Gli ultimi Jedi si sgonfi rivelandosi uno scarsone senza arte né parte che avremmo battuto anche noi con una spada jedi giocattolo – magari era soltanto un involucro posseduto da Darth Sidious e non l’immortale Darth Plagueis – o ad amare ma maledire allo stesso tempo Kylo Ren per aver ucciso Han Solo – può davvero mai redimersi o essere perdonato da un’empiezza del genere il nostro Adam Driver? – o il ruolo di Maz Kanata (Lupita Nyong’o) nelle nuove storie, che sembra fermarsi all’apparenza delle sue sembianze tra E.T e Yoda, portatrice di verità inconfutabili acquisite in modi che non ci è stato dato sapere, mentre ovviamente cerchiamo sistematicamente di dimenticarci Finn (John Boyega) che rotea la spada laser di Luke Skywalker come fosse un Jedi navigato, ma anche Rey (l’adorabile Daisy Ridley) che apprende istantaneamente il potere di persuasione Jedi come nemmeno Obi-Wan Kenobi avrebbe saputo fare.
J.J. Abrams, cresciuto a pane e Spielberg, è di certo uno dei creativi più importanti del XXI secolo (Alias, Lost, Fringe), ci ha restituito Star Trek con due bellissimi film, oltre ad aver diretto Mission: Impossible III e Super 8, tuttavia con Star Wars: Il risveglio della Forza non è riuscito ad andare oltre un nostalgico, imponente remake corale privo di fede.
Dalla sua il talentuoso Rian Johnson nel 2017 con Gli ultimi Jedi ci ha riportato in una galassia lontana lontana facendoci pregustare la costruzione di un universo espanso in grado di andare oltre Episodio IX, tuttavia la flessione nel gradimento da parte del pubblico – con ben -35% di incassi mondiali, 1,333 miliardi di euro contro 2,068 miliardi di dollari – ha fatto precipitare le quotazioni di Johnson, piuttosto che fare nascere una riflessione sull’approccio Disney al franchise e in particolare a Il risveglio della Forza e Solo.
Star Wars: L’ascesa di Skywalker tra spoiler e fake news
Il ritorno a quanto pare inevitabile di Palpatine alias Darth Sidious, le origini di Rey che oscillano a seconda della giornata tra sorella di Kylo e nipote di Palpatine, gli spoiler sul suo passaggio al Lato Oscuro mentre viceversa Kylo passa al Lato Chiaro prima di pagare le conseguenze dell’uccisione del padre, il ritorno degli spiriti di Luke e Anakin, Leia che avrebbe impugnato la spada laser dopo essersi rivelata Jedi in Episodio VIII, l’irrompere dello Skywalker segreto voluto da George Lucas, fino alle fake news più estreme sulle tre versioni esistenti de L’ascesa di Skywalker – la prima di J.J. Abrams e Kathleen Kennedy, la seconda di Bob Iger e dei creativi Disney, la terza montata da George Lucas che avremmo visto al cinema, il tutto trapelato attraverso inesistenti test screening – portano a galla dubbi e speranze, con due certezze agli antipodi: da un lato le difficoltà di Disney nell’approcciarsi a Star Wars senza George Lucas, messo alla porta senza troppi complimenti e poi coinvolto per “salvare” Episodio IX, dall’altro il grado di tossicità che il fandom più estremo di Star Wars può raggiungere se fomentato dalla superficialità di pensiero e parola dilagante sui social media.
L’ascesa di Skywalker: timori e speranze
La Forza del fenomeno culturale Star Wars si è mantenuta immutata, anzi si è accresciuta negli ultimi quarantadue anni, non a caso proprio in questi giorni il videogioco Star Wars Jedi: Fallen Order viene acclamato come uno dei migliori giochi della nuova stagione, niente ne può scalfire il mito senza tempo, impreziosito negli ultimi anni sul grande schermo da un cast d’eccezione che sottolinea un divario netto con i vicini di casa Marvel, con Adam Driver, John Boyega, Oscar Isaac e Lupita Nyong’o che rappresentano quanto di meglio possa offrire la nuova generazione di interpreti cinematografici, senza dimenticare Daisy Ridley e Domhnall Gleeson.
Tuttavia… l’hype per L’ascesa di Skywalker è il più basso tra gli episodi della terza trilogia, con un trend in decisa flessione da Il risveglio della Forza in poi.
Tuttavia… ci avviciniamo a L’ascesa di Skywalker con più timori che speranze, perché Rian Johnson non fa parte del progetto, perché Colin Trevorrow ne è stato allontanato – oddio, possiamo capirne i motivi se nella sua versione Rey sarebbe stata la figlia della badante di Ben, salvo poi non riconoscersi pochi anni più tardi, contagiata dalla Forza in casa Solo – perché J.J. Abrams si è dimostrato conservatore timoroso, e non a caso il suo ritorno a bordo della saga coincide con il ritorno dell’Imperatore Palpatine, ucciso senza possibilità di smentita da Darth Vader ne Il ritorno dello Jedi.
Ci chiediamo quante incognite metta sul tavolo il ritorno di Palpatine, perché lui e non Darth Plagueis menzionato tra l’altro ne La vendetta dei Sith, quanto J.J. Abrams spiegherà e quanto tralascerà sull’onda dell’enorme impatto emozionale e nostalgico scaturito dalla conclusione di 42 anni di space opera, scritta con il supporto artistico del redivivo Lucas.
Lo scopriremo tra due settimane al cinema, ma già il solo pensiero che non avremo più occasione di ripassare i film di Star Wars, se non grazie alla classica programmazione natalizia della saga originale, e il dover salutare Rey e Kylo ci intristiscono già.