Stargirl recensione film di Julia Hart con Grace VanderWaal, Graham Verchere, Giancarlo Esposito, Darby Stanchfield, Karan Brar e Annacheska Brown
Un insolito racconto di formazione
Diretto da Julia Hart, Stargirl è la fedele trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo scritto da Jerry Spinelli pubblicato in Italia a partire dal 2004. Nel cast troviamo la cantautrice statunitense Grace Avery VanderWaal, vincitrice dell’undicesima edizione del programma televisivo della NBC America’s Got Talent, e Graham Verchere, conosciuto per aver interpretato la parte del giovane Shaun Murphy nella serie TV The Good Doctor.
Il film racconta la storia di Leo Borlock (Graham Verchere) e di quando la sua normale vita scolastica viene sconvolta dall’arrivo di una nuova ragazza, Susan Caraway (Grace VanderWaal), che sembra provenire da un altro pianeta: porta sempre il sorriso a scuola accompagnandosi ad un topolino e ad un ukulele.
Da considerarsi come una specie di ibridazione fra un teen drama e un musical, Stargirl riesce a trovare un equilibro proprio non sfociando mai completamente nella prima o nella seconda categoria, ma raccogliendo tutti gli elementi essenziali che li caratterizzano per raccontare una storia semplice, lineare, priva di particolari colpi di scena e, nel complesso, delicata, dove il linguaggio testuale del cinema, utilizzato abilmente dalla Hart, è volto ad intensificare e sottolineare i legami tematici nati nel corso della narrazione.
Il motore della storia, sebbene nelle prime battute del film l’attenzione sia posta su Leo Borlock, in realtà ruota attorno all’insolita e stravagante figura di Stargirl Caraway, la cui comparsa, in un anonimo paesino di provincia dell’Arizona, comincia a provocare dei micro-cambiamenti a partire proprio dal luogo d’incontro per eccellenza più frequentato dai ragazzi: la Mica Area High School. Ed è proprio qui che verranno messe a soqquadro le esistenze di Leo e dei suoi amici più stretti, costretti ad affrontare nuove esperienze, ad accettare ciò che è diverso e a vivere l’esuberanza del primo bacio.
Una storia genuina e salutare che non lascia spazio ai bulli e che sovverte gli archetipi del genere: basti considerare che le classiche figure del cervellone, del ribelle, dell’atleta e della principessa qui si sono evoluti per riflettere una realtà più moderna e, di conseguenza, più vicina alle generazioni d’oggi.
Adatto ad un pubblico di adolescenti, Stargirl rappresenta un primo passo per approcciarsi all’insolito prendendo ciò che di buono e positivo questa realtà è in grado di offrirci.
Nicola