Omaggio a Steven Spielberg carriera e film di uno dei registi più visionari del cinema [Throwback Thursday]

Steven Spielberg è uno dei registi più visionari nella storia del cinema, che ci ha incantati col suo amore per il cinema: ripercorriamo la sua carriera e i suoi film

C’è il cinema e poi c’è Steven Spielberg

Tra i registi più amati e influenti di sempre, c’è Steven Spielberg, che coi suoi lavori, le sue idee e i suoi film, ha incantato diverse generazioni e milioni di spettatori.

Fin dal suo esordio, è riuscito a segnare, in modo indelebile, il mondo del cinema, diventando un componente dei Movie Brats, il movimento che contribuì alla nascita della Nuova Hollywood negli anni Settanta.
Durante la sua carriera, si è dedicato ardentemente ad alcuni generi che gli stavano a cuore, come la fantascienza e l’avventura, per poi allargare i suoi orizzonti e battendo tutte le strade.

In questi giorni, è di nuovo nei cinema con The Fabelmans, la sua ultima opera, nella quale racconta la sua infanzia, la sua famiglia e la nascita del suo amore per il cinema.

Steven Spielberg famiglia genitori
Steven Spielberg con i genitori Leah Adler Posner e Arnold Spielberg

Ripercorriamo insieme la carriera di Steven Spielberg

L’infanzia e l’adolescenza

Steven Spielberg nasce il 18 dicembre 1946, in Ohio. Suo padre è un ingegnere elettronico, mentre sua madre è una pianista concertista.
Il suo amore per il cinema nasce fin da piccolo, quando inizia a realizzare piccoli cortometraggi familiari in 8 mm. Il film che segna la sua vita è Il più grande spettacolo del mondo: da lì, continua a girare piccoli cortometraggi, utilizzando come attori i suoi amici e i suoi compagni di scuola.

All’età di 11 anni, girò il suo primo cortometraggio amatoriale, The Last Train Wreck, nel quale due treni giocattolo si scontrano, per poi passare a The Last Gun, nel 1959, un cortometraggio a tema western.

Ma la sua non fu un’infanzia facile: a causa del lavoro del padre, la sua famiglia si trasferì varie volte ed è a Saratoga, dove frequenterà il liceo, che il regista conobbe il dolore dell’insofferenza etnica nei suoi confronti, quando fu vittima di bullismo per il suo essere di religione ebraica.

Dopo il diploma, ripiegò sull’Università statale della California, lavorando, nel frattempo, anche agli Universal Studios.

Nel 1966, i suoi genitori divorziarono: come dichiarato dal regista, fu un evento che segnò irrimediabilmente la sua vita e decise questa tematica all’interno di molti dei suoi lavori.
Due anni dopo, ebbe la sua grande opportunità, quando girò il cortometraggio professionale Amblin’ (che darà il nome alla sua prima casa di produzione, da lui fondata, la Amblin Entertainment). Con esso, vinse l’Atlanta Film Festival, ottenendo un contratto di sette anni con la Universal Pictures, nei quali dirigerà alcuni show, film per la TV e serie televisive.

Sempre nel 1968, abbandonò l’università per dedicarsi alla professione di regista.

Dietro le quinte de Lo squalo
Dietro le quinte de Lo squalo (1975)

Gli inizi della sua carriera

Nel 1971, diresse il suo secondo lungometraggio, Duel, inizialmente pensato per la televisione, ma che fu poi distribuito nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, diventando un vero e proprio cult, col passare degli anni.

Il successo arrivò con Lo squalo, un thriller di ambientazione marina, basato sul romanzo di Peter Benchley, che uscì nel giugno del 1975. Il film fece così tanto successo, da far registrare un calo dei bagnanti nelle località balneari. La pellicola consolidò anche la collaborazione col compositore John Williams, che firmò l’iconica colonna sonora.
Lo squalo vinse tre premi Oscar e incassò 470 milioni di dollari al botteghino, segnando un record per l’epoca.

Dopo aver rifiutato di girare il primo film su Superman, si buttò su uno dei suoi grandi amori: la fantascienza. Nel 1977, infatti, uscì nelle sale Incontri ravvicinati del terzo tipo, nel quale una chiave di narrazione inedita per l’epoca, mettendo al centro dell’opera temi come la curiosità e la sete di scoperta, una sorta di sguardo fanciullesco sull’ignoto.

E.T. - l'extraterrestre
E.T. – l’extraterrestre (1982)

Anni Ottanta e Novanta

Gli anni Ottanta e Novanta furono due decenni d’oro per il regista.

Nel 1981 iniziò la sua prima collaborazione con l’amico George Lucas: I predatori dell’arca perduta, il primo capitolo dedicato ad Indiana Jones, interpretato da Harrison Ford. Fu un vero e proprio successo e diventò un caposaldo della sua cinematografia e del genere d’avventura.

Appena un anno dopo, realizzò E.T. l’extra-terrestre, altro gioiellino della sua carriera. Pur trattando una storia fantascientifica, Spielberg ha rivelato, anni dopo, di aver inserito tutto il senso di abbandono provato durante il divorzio dei suoi genitori.

In questi anni si dedicò anche alla sua carriera di produttore con la sua casa di produzione, la Amblin Entertainment, con la quale furono realizzate diverse pellicole, come la trilogia di Ritorno al Futuro, Cape Fear, Poltergeist e I Goonies.

Sul finire degli anni Ottanta, ha diretto diverse pellicole come Il colore viola e L’impero del sole, per poi chiudere la trilogia di Indiana Jones con Indiana Jones e l’ultima crociata.

Anche gli anni Novanta furono una decade d’oro per Steven Spielberg.

Nel 1993 dirige Jurassic Park, dal romanzo di Michael Crichton: il film ottenne un successo clamoroso in tutto il mondo, battendo il record d’incassi di E.T..

Nello stesso anno, dirige uno dei suoi capolavori: Schindler’s List, che gli regalò il suo primo Oscar come Miglior regista, vincendo anche quello per Miglior film. Gli incassi del film furono definiti, dallo stesso regista come “blood money” (soldi insanguinati) e decise di utilizzarli per fondare un’organizzazione no-profit, con l’obiettivo di costruire un archivio audio-visivo che raccogliesse le testimonianze dei sopravvissuti all’Olocausto.

Nel 1994 fondò la DreamWorks, che realizzerà diversi film di successo come Il principe d’Egitto, Galline in Fuga e Shrek.
Sul finire degli anni Novanta, dirige Salvate il soldato Ryan, il colossal sullo sbarco in Normandia, che gli fece vincere il suo secondo Oscar per la regia.

Lincoln
Lincoln (2012)

Dagli anni Duemila ad oggi

Spielberg è instancabile e continua a produrre e dirigere film, come se niente fosse.

Nei primi anni Duemila stringe una collaborazione con Tom Hanks e HBO per la produzione di due miniserie a tema bellico: Band of Brothers e The Pacific.

Dopo il quasi disastro di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, ritorna ai vecchi fasti, nel 2012, con Lincoln, il biopic sugli ultimi mesi di vita di Abraham Lincoln, con Daniel Day-Lewis come protagonista.

Negli ultimi anni ha diretto diversi film di rilievo come The Post (2018), Ready Player One (2018), West Side Story (2021) e ovviamente The Fabelmans (2022), col quale è nelle sale in queste settimane.

The Fabelmans
The Fabelmans (2022)

Steven Spielberg è riuscito a trasmettere il suo amore per il cinema, declinandolo in tantissimi generi diversi, passando dal dramma alla commedia, dalla fantascienza al musical, ma con un particolare amore per i film d’avventura, quelli che ci hanno accompagnato nell’infanzia e nell’adolescenza e che rimangono ancora dei capisaldi del cinema contemporaneo.

Spielberg ha inciso su pellicola la sua passione, un artista instancabile che è riuscito a conquistare sia il pubblico più popolare che la critica. Si tratta di una pietra miliare del cinema contemporaneo ed è stato d’ispirazione per decine di registi, ma soprattutto è riuscito a far innamorare milioni di persone della settima arte.

Ci sarà sempre un prima e un dopo di Steven Spielberg, un regista che ha aperto il suo cuore e la sua mente e li ha donati interamente all’amore per il cinema.

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