Stonewalling recensione film di Huang Ji e Ryuji Otsuka con Honggui Yao, Zilong Xiao e Xiaoxiong Huang
Per la sezione Giornate degli Autori di questa edizione di Venezia 79 arriva Stonewalling, capitolo conclusivo della trilogia della regista Huang Ji, che questa volta collabora con il marito Ryuji Otsuka.
Quando Lynn (Honggui Yao) scopre di essere incinta, è costretta ad abbandonare i suoi maldestri tentativi di diventare un’assistente di volo e tornare a casa dai genitori, che gestiscono uno dei tanti ambulatori di cui è disseminato il paese e nei quali è possibile praticare aborti non sempre sicuri. Quando uno di questi va male, la madre di Lynn è costretta a un risarcimento molto cospicuo, finché Lynn ha un’idea: il suo bambino diventerà la moneta di scambio perfetta in cambio dell’annullamento del debito.
Girato in dieci mesi, per ripercorrere quasi perfettamente i tempi di una gravidanza, Stonewalling è uno sguardo su un mondo vuoto, egoista, in cui la ricerca del denaro e della bellezza predominano su tutto. Lynn e i personaggi si muovono sullo schermo come marionette, soggette a una mentalità difficile da sradicare. Persino la maternità e l’arrivo di un figlio diventano occasione di guadagno e, in apparenza, non smuovono l’animo della protagonista, incapace di rivelare ad alta voce i suoi sentimenti. Dopotutto, Stonewalling significa proprio questo: l’incapacità di comunicare, di evitare contatti e relazioni ed è ciò che capita a Lynn, che per tutto il film non riesce a manifestare le sue reali intenzioni, i suoi desideri.
Honggui Yao è stata protagonista anche dei due precedenti lavori della regista, tanto che il suo percorso con Huang Ji è iniziato quando aveva solo quattordici anni. Anche la scelta di far interpretare alla stessa attrice tre ruoli collegati dal filo comune dello sfruttamento del corpo femminile, della sua mercificazione è significativa in tal senso: Huang Ji ha, infatti, affermato che la scelta di Honggui Yao è stata dettata dal suo desiderio di portare sullo schermo una vita qualunque, la vita di una donna qualsiasi nella Cina dei suoi anni.
Se da un lato la prima parte del film risulta coesa e sviluppa bene il tema del desiderio di denaro a tutti i costi e della mercificazione del corpo della donna, nella parte finale – complice la parentesi sulla pandemia – sembra perdere di coesione. Amarissimo, ma potente il finale, che apre lo spiraglio per un nuovo eventuale capitolo.