Storia di un matrimonio recensione del film di Noah Baumbach con Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta e Julie Hagerty
Anche quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia il direttore Alberto Barbera ha deciso di non escludere dalla competizione per il Leone d’oro film che verranno distribuiti esclusivamente da piattaforme online. E dobbiamo ringraziarlo perché Storia di un matrimonio, che sarà su Netflix dal 6 dicembre, merita di essere tra i film in concorso.
La storia è molto lineare: è il racconto della fine del matrimonio tra Charlie (Adam Driver) e Nicole (Scarlett Johansson) e di tutti i problemi che ne conseguono, tra gli avvocati che li spingono a screditarsi l’un l’altra per l’affidamento del figlio Henry e il desiderio di non coinvolgere il piccolo in tutto questo.
Sin dall’inizio dell’opera è facile innamorarsi di Charlie e Nicole, provare simpatia per loro come personaggi ma anche come coppia, e capire perché si sono sposati. Con uno stacco netto, si torna però alla realtà: i due si trovano nello studio di un consulente matrimoniale il cui obiettivo è far si che riescano a comunicare mentre attraversano una grave crisi. Risultano subito chiari anche i motivi per cui si stanno separando, e in pochi minuti di film si ha quindi un quadro generale dei caratteri di Charlie e Nicole che permette di concentrarsi sull’evoluzione del loro rapporto, a cui si assiste istante per istante attraverso i numerosi dialoghi e confronti tra i due protagonisti.
Grazie alle ottime interpretazioni di Adam Driver e Scarlett Johansson (ci auguriamo di ritrovarli in lizza per gli Oscar) che mettono in scena sentimenti reali, il film emoziona ma allo stesso tempo diverte con scene più leggere che smorzano il peso del divorzio.
Anche se non c’è più amore, i due protagonisti ci dimostrano che può comunque esserci grande stima, rispetto e affetto: è inevitabile chiedersi cosa sarebbe successo se avessero deciso di non separarsi, e per questo motivo il finale è malinconico.
Marta