Stranger recensione film di Dmitriy Tomashpolskiy con Anastasiya Yevtushenko, Darya Tregubova, Maria Bruni, Anna Sukhomlyn e Sergey Kalantay presentato al Ravenna Nightmare Film Festival
Diretto e scritto da Dmitriy Tomashpolskiy, Stranger è un film di origine ucraina dalle sfumature thriller, sci-fi e fantascientifiche, terzo film in gara al Ravenna Nightmare Film Festival 2020. Stranger si apre con l’esibizione di una squadra di nuoto sincronizzato che, sul finire del numero, sparisce nel nulla. L’ispettrice Glukhovska (interpretata da Anastasiya Yevtushenko) investiga sul caso ma non trova nessuna traccia: le atlete sembrano essere del tutto sparite. Cinque anni dopo l’ispettrice viene convocata dal suo capitano per investigare su un altro caso di sparizione.
Nella clinica d’idroterapia, situata vicino all’impianto depurativo, è scomparsa misteriosamente una persona. Glukhovska, che prima del caso delle atlete scomparse aveva solo raccolto successi, decide d’infiltrarsi come paziente all’interno della clinica, dove nota, sin da subito, strani comportamenti da parte dei pazienti e dello stesso staff medico.
Parallelamente ci troviamo a seguire le vicende di Zezulia (interpretato da Sergey Kalantay), un anziano signore stanco della vita e dell’indifferenza delle persone a cui l’ispettrice Glukhovska sembra in qualche modo legata. Il mistero sulle sparizioni diventa sempre più contorto e si infittisce: tocca all’ispettrice cercare di scoprire come sia apparsa dal nulla quella clinica, cosa si celi al suo interno e quale enigma nascondano le infermiere e lo staff, in un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso l’acqua.
Stranger è un’opera particolare che racchiude in sé le tipiche atmosfere fiabesche e grottesche narrate nei racconti di Lovecraft, elementi di fantascienza ed infine di puro thriller, con un occhio di riguardo ed ammirazione alle opere di David Lynch.
Tomashpolskiy dirige un lungometraggio che ha una sua poesia visiva, immerge lo spettatore in un incubo fiabesco in cui l’acqua è l’elemento principale, il mezzo attraverso il quale le persone spariscono nel nulla senza lasciare traccia. Molteplici oltretutto i riferimenti letterali – come il romanzo La montagna incantata di Thomas Mann che viene citato più volte all’interno della pellicola – che vengono usati come mezzo per risolvere l’intricato enigma della storia, insieme a sequenze numeriche collegate ai numeri 126.
Stranger è un film dedicato alle persone scomparse e dimenticate, pertanto colpisce sin da subito l’intenzione di usare l’acqua come simbolismo delle sparizioni. Elemento usato anche come gancio per le visioni e gli incontri con il proprio inconscio, utilizzati per dipanare l’intreccio narrativo. Narrazione che tuttavia appare un po’ troppo articolata, così come l’interpretazione del cast verso cui è difficile empatizzare o provare immedesimazione: la glaciale messa in scena nella maggior parte dei casi non emoziona, nonostante le interessanti premesse su cui si fonda il racconto.
L’opera di Tomashpolskiy lascia in sospeso troppi enigmi irrisolti e presenta una narrazione complessa, difficile da decifrare in tutte le sue sfaccettature, tra metafore e misteri, desolazione ed inquietudine, rimanendo tuttavia pellicola interessante e dall’ottimo impianto visivo e tecnico, apprezzabile per la sua messa in scena fuori dagli schemi.