Succede anche nelle migliori famiglie recensione film di Alessandro Siani con Cristiana Capotondi, Dino Abbrescia, Anna Galiena e Antonio Catania
di Giovanni Pesaresi
I destini dei De Rienzo, apparentemente perfetti, sono sconvolti dall’improvvisa morte del padre, un medico affermato e punto di riferimento per tutti, ma anche un’ombra incombente sul futuro del figlio Davide, considerato la pecora nera della famiglia.
In seguito a questa tragedia però, tutta una serie di equivoci porteranno i tre fratelli a doversi confrontare con situazioni ai limiti dell’assurdo: il dramma si trasformerà presto in commedia e gli equilibri della famiglia saranno ribaltati.
Alessandro Siani riprende i suoi paradigmi stilistici e narrativi e li rielabora insieme a Fabio Bonifacci. Il soggetto di Succede anche nelle migliori famiglie si presenta nuovo rispetto ai precedenti lavori e potenzialmente interessante però purtroppo si (dis)perde in una sceneggiatura che cede troppo spesso al compromesso della battuta facile e perde gradualmente efficacia fino ad annoiare.
I soliti rimandi a Chaplin, spesso citato dal regista (si pensi alla fioraia cieca di Si accettano miracoli), qui convergono interamente nelle numerose sequenze slapstick che determinano il ritmo e risultano essere in effetti le uniche parti comiche abbastanza riuscite.
Quella di Siani è una commedia ondivaga che alterna continuamente (e confusamente) il cabaret a una mal dissimulata critica sociale, la comicità a una pedagogia a dir poco stucchevole.
Nella sua storia (a volerli cercare) ci sono elementi che potrebbero rimandare alla poetica pasoliniana: l’imprevisto come fattore di sconvolgimento in grado di squarciare il velo dell’ipocrisia borghese, il padre-patriarca ammirato da tutti che si rivela essere fedifrago e disonesto, il rapporto padre-figlio come “luogo” di contraddizioni irrisolvibili.
Ma tutte queste costruzioni sociologiche e psicologiche sono destinate a rimanere incompiute a causa dell’implacabile “vissero felici e contenti” finale che si respira nell’aria già dalle prime sequenze. Seppur scontato, il lieto fine in questo caso risulta particolarmente indigesto nel suo esplicito intento moralistico, anche se coerente con la poetica dell’autore che si è spesso contraddistinto come costruttore di favole (a partire dall’esordio con Il principe abusivo).
Poco da dire invece per quanto concerne l’aspetto estetico, che ormai pare essere un concetto totalmente estraneo ai registi nostrani che si dedicano al mercato, specialmente nelle commedie.
Com’è possibile che in ottanta minuti di Succede anche nelle migliori famiglie non ci sia un’inquadratura o un movimento di macchina degno di nota?
Anche sul lato recitativo, Siani – benché a tratti convincente, soprattutto quando deve vestire i panni dell’abituale Charlot partenopeo – dà l’impressione di interpretare lo stesso personaggio in ogni film. Nota di merito invece per Cristiana Capotondi, l’unica del cast – forse insieme alla madre Anna Galiena – che riesce a uscire indenne dalla scrittura insanabile della coppia Siani-Bonifacci. Malserviti Dino Abbrescia e Sergio Friscia.
