Sulla terra leggeri recensione film di Sara Fgaier con Andrea Renzi, Sara Serraiocco e Emilio Francis Scarpa
Sulla terra leggeri, film del 2024 di Sara Fgaier al suo esordio alla regia, rappresenta un debutto ambizioso che rispecchia perfettamente gli anni di esperienza della regista nei vari ambiti del mondo cinematografico. Distribuito nelle sale italiane da Cinecittà Luce a partire dal 28 novembre, Sulla terra leggeri è una storia le cui tematiche principali, amore e perdita, vengono approfondite una sfumatura dopo l’altra.
Gian, interpretato da Andrea Renzi, è un musicologo che dopo la morte della moglie perde gran parte dei suoi ricordi, compresi quelli legati alla figlia Miriam (Sara Serraiocco) e al nipotino Elyas (Elyas Turki). I dottori sconsigliano a Miriam un approccio troppo diretto, che potrebbe risultare traumatico per una mente già provata. Suggeriscono, piuttosto, di rispolverare vecchi ricordi con l’aiuto di oggetti, se disponibili.
Miriam decide di tentare e consegna a Gian alcune foto e un diario scritto negli anni Ottanta. In quelle pagine, si racconta di un giovane Gian (interpretato da Emilio Scarpa) e del suo incontro con Leila (Lise Lomi), una ragazza che sarebbe diventata il suo primo, struggente amore.
Inizia così il districarsi tra un presente difficile e un passato ricostruito a macchie, tra pagine di diario e ricordi non sempre chiari o coerenti. Gian non ricorda il volto di sua moglie; la cerca in ogni foto consegnata da Miriam, in ogni PAROLA scritta anni prima. Che sia Leila? Quella Leila di cui ha tanto scritto, dopo un incontro, un appuntamento mancato, un inaspettato ritrovarsi?
E se non fosse lei? Allora chi? E a cosa servirebbero quei ricordi che fatica così tanto a rimettere in ordine? Ricordi che lo riportano sempre a lei
Il protagonista legge, ricorda, torna negli anni Ottanta e Novanta (dove Gian è interpretato da Stefano Rossi Giordani e Leila da Amira Chebli), riscoprendo sé stesso e un sentimento forse svanito, forse solo dimenticato. Tutto si svolge sotto lo sguardo stanco di una figlia che, appena persa la madre, si trova alla presenza di un padre di cui è rimasta solo la facciata.
La stanchezza e la frustrazione, a tratti più forti dell’amore, emergono nella rappresentazione di Renzi e Serraiocco, portando a un altro livello il rapporto tra i due personaggi.
Sara Fgaier non mescola solo presente e passato, ma anche una dimensione ulteriore, quella caotica e incontrollabile della memoria. Il flusso disordinato di immagini spezzate e suoni lontani è un inserimento audace che rallenta però la parte iniziale della pellicola, rendendo difficoltoso l’inserimento dello spettatore nella storia.
Allo stesso modo, la scelta di utilizzare una struttura narrativa frammentaria, caratterizzata da un continuo andirivieni tra le linee del tempo e la memoria, risulta confusionaria per lo spettatore, e non aiuta l’alternarsi di tre diverse coppie di attori per rappresentare Gian e Leila nel tempo.
La sensazione di smarrimento che si prova nel corso di Sulla terra leggeri rispecchia forse, in parte, quella di Gian, privato da un momento all’altro dei propri ricordi e quindi anche della propria identità, ma rischia di disorientare lo spettatore e rendere l’esperienza visiva scoraggiante.