Sweat recensione film di Magnus von Horn con Magdalena Kolesnik, Julian Swiezewski, Aleksandra Konieczna, Zbigniew Zamachowski, Tomasz Orpinski
Siate pronti a sudare!
(Magdalena Kolesnik in Sweat)
La sensuale regia di Magnus von Horn indugia sul corpo vellutato della protagonista Magdalena Kolesnik, – curiosamente, visto il ruolo, molto somigliante alla nostra Chiara Ferragni, paragone di cui l’attrice è consapevole come ci ha confermato ella stessa durante il nostro incontro per la presentazione di Sweat – strumento di lavoro della celebrità ed influencer del fitness Sylwia Zajac, attraendoci verso un mondo di bellezza e carica erotica che non ammette imperfezioni, privacy o voci fuori dal coro dei canoni di bellezza e moda imposti dall’odierna società iper-connessa e sempre più povera di pudore.
Il mito di una bellezza cristallina ed ammaliante e di una fisicità straripante capace di influenzare centinaia di migliaia di followers, sempre più soli davanti a schermi digitali che bombardano le giovani generazioni, le più esposte, di distorsioni destabilizzanti, dall’aspetto fisico allo stile di vita, devastandone la psiche e la curva di apprendimento, si incrocia con una storia amara di solitudine e disagio esistenziale.
Fatemi sentire la vostra incredibile energia! Liberiamoci dalla negatività!
(Magdalena Kolesnik in Sweat)
Attraverso uno dei ritratti più realistici realizzati sino ad oggi, oltre che profondamente inquietante, di una vita completamente inibita dall’esistenza online, Magnus von Horn racconta sia la società odierna, schiava dei social network che dopo aver imbrigliato gli utenti tra hate speech e fake news minaccia di rinchiuderli per sempre in una bolla virtuale (il Metaverso di Mark Zuckerberg), sia la storia individuale di una star dei social vicina al punto di rottura, schiava dei meccanismi e canali di attrazione digitali del suo stesso successo, divorata dallo stress e dalle ambizioni ancora irrealizzate – approdare dal web e dalle app al mondo televisivo – e dalla solitudine interiore e sentimentale di una vita in continua sovraesposizione.
Un rapporto conflittuale con la madre, amicizie poco sincere che richiedono tempo e attenzione ma non ne hanno per ascoltarla, vivere con la costante paura di essere giudicata, non mostrarsi all’altezza e deludere le aspettative di 600mila follower con i quali stringere un rapporto d’amore ed essere accettata senza pregiudizi, verso i quali la sincerità non può diventare sinonimo di debolezza e patetismi, per essere ripagata degli sforzi e ritrovare l’energia per ispirare e motivare il prossimo al cambiamento, mostrandosi come si è davvero senza preclusioni.
Vorrei cancellare i miei profili perché tanto nessuno sentirebbe la mia mancanza, ne sono certa.
Con un semplice click tutto sparirebbe in un attimo.
(Magdalena Kolesnik in Sweat)
Da contraltare, un business delle emozioni che, al netto di slogan, cause nobili, sponsor e dirette streaming h24, dimostra che tutto è in vendita e nulla è esagerato o off limits, comportando la spietata oggettificazione sessuale della donna che, da simbolo di desiderio e bellezza, diventa potenziale vittima della violenza di stalker e partner infedeli.
Con la sua ultima opera premiata ai festival di Chicago e Trieste, il regista Magnus von Horn – con il quale durante la presentazione di Sweat abbiamo ragionato insieme su quali siano i rischi di pensare un film direttamente per lo streaming, soprattutto a causa delle tempistiche artistiche e produttive stringenti imposte dalle major OTT per la realizzazione delle proprie produzioni, richieste spesso non pienamente compatibili con lo sviluppo e l’esaudirsi del naturale processo creativo prima, produttivo poi – ritrae una storia individuale lasciando a noi ragionare sull’attuale universale, in un’epoca che dopo due anni di pandemia ci ha resi più solitari, forse negativi ed incattiviti, sicuramente estremamente attaccati ai social media e al loro consumo e abuso.
Lavoriamo per il corpo che avete, non per quello che vorreste avere. Accettate voi stesse!
(Magdalena Kolesnik in Sweat)