Takeshi Kitano e la sua trilogia Outrage: vita, morte e miracoli di uno yakuza. La recensione di Outrage, Outrage Beyond e Outrage Coda
Nessun essere umano può decidere quando nascere; né può stabilire, a parte casi disperati, per quanto tempo vivere. È facile ignorare la presenza della morte nella nostra vita, e cercare di vivere facendo finta che non esista. La morte è qualcosa che ti segue in ogni momento. Per me sarebbe innaturale pensare alla vita e alla morte come a due elementi differenti.
(Takeshi Kitano)
La figura del gangster e del criminale si è sempre ritagliata una fetta di tutto rispetto sia nel cinema, sia nel panorama seriale odierno. Sono innumerevoli le opere che potrebbero essere meritevoli di citazione in un campo o nell’altro.
Nel cinema ci limitiamo a una breve panoramica, partendo da Scarface di Howard Hawks (1932) e del famosissimo remake del 1983 di Brian De Palma, passando per altri capolavori del genere come molti film di Martin Scorsese (Quei bravi ragazzi del 1990 su tutti), la trilogia de Il Padrino di Francis Ford Coppola (1972, 1974 e 1990), C’era una volta in America di Sergio Leone (1984) e per chiudere a opere più recenti quali Era mio padre di Sam Mendes (2002) oppure A History of Violence (2005) e La promessa dell’assassino (2007) di David Cronenberg.
Per la serialità pensiamo a due opere miliari del genere come I Soprano (1999-2007) e Boardwalk Empire (2010-2014) e più recentemente l’epopea degli Shelby in Peaky Blinders (2013-2022).
Ci siamo limitati a una brevissima carrellata di titoli poiché questo deve servire da mero pretesto e assist al nostro discorso su uno degli autori di gangster movie più celebri della cinematografia mondiale. E non si tratta di un regista dell’Occidente, ma anzi di un regista proveniente dall’Estremo Oriente.
Ci riferiamo al celebre, e idolo dei cinefili, Takeshi “Beat” Kitano.
Gangster Made in Japan: l’archetipo dello Yakuza Eiga
Ma prima di scrivere del regista oggetto del nostro articolo occorre fare una brevissima premessa. Il cinema giapponese ha trasformato nel corso dei decenni l’archetipo del gangster, perlopiù italoamericano o irlandese, nella sua versione orientale, perfettamente incarnata dallo Yakuza. Infatti il cosiddetto Yakuza Eiga (traducibile come yakuza film) è un genere particolarmente gettonato tra le pellicole nipponiche.
Fu un genere che nacque e si sviluppò intorno agli anni ’60 per poi avere un periodo di grande successo durante gli anni ’70. In un certo qual modo le storie di questi film si rifacevano a una componente tradizionalistica particolarmente introiettata nello spirito del tempo nipponico del ‘900: un gangster sì, ma dotato di un particolare senso dell’onore, di rispetto del codice e di una propensione estrema al sacrificio e alla vendetta.
Precursore fu Shōhei Imamura, che girò Porci, geishe e marinai del 1961 che rappresenta uno dei primi yakuza con tutte le caratteristiche del film di genere; ma uno dei più noti registi di quegli anni, che influenzò anche tra gli altri Quentin Tarantino, fu senz’altro Kinji Fukasaku ed il suo celebre Lotta senza codice d’onore, noto all’estero anche come Battles without Honour and Humanity del 1973.
Fu grazie a questo film infatti che lo yakuza movie per la prima volta solca i confini di oltre oceano, rendendo nota in tutto il mondo la criminalità organizzata giapponese in tutta la sua efferatezza e violenza.
Lo yakuza di Kitano: un gangster “esistenzialista”
Dopo un periodo di decadenza negli anni ’80 la figura dello yakuza, per tornare appetibile nei film di finzione, doveva forse scrollare via da sé una propria parte per riacquisire connotati in parte nuovi.
Il gangster doveva sì conservare il senso dell’onore, di rispetto per il codice yakuza e di senso estremo del sacrificio: ma doveva anche uscire dalla propria “dimensione” e diventare più sfaccettato, acquisire maggiore consapevolezza di sé e maggiore per così dire profondità. Ed è proprio nel cinema di Kitano, probabilmente, che questo sensibile ma al tempo stesso radicale cambio di registro prende vita.
Kitano aveva esordito nel 1989 con Violent Cop dove aveva già esplorato i temi della violenza e della corruzione dal punto di vista di un poliziotto, per poi provare ad esplorare questi territori dal punto di vista yakuza in Boiling Point del 1990.
Ma è con Sonatine del 1993, uno dei suoi migliori film in assoluto, che Kitano propone il suo elemento di rottura cinematografico con la narrazione di genere. Qui inserisce definitivamente una componente, già accennata nei precedenti lavori, che arricchisce la narrazione a tratti stereotipata del killer del Sol Levante: si tratta di una componente fortemente esistenziale, che di film in film il cineasta inserisce, armonizza e amalgama perfettamente nei suoi personaggi.
Elementi che saranno centrali anche di successivi film come Kids Return (1996), Brother (2000) ma soprattutto in Hana-bi – Fiori di fuoco (1997) con il quale sarà vincitore del Leone d’Oro alla 54ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
I tre film della trilogia Outrage
Dopo questa lunga, ma doverosa introduzione, passiamo ad analizzare l’ultima grande trilogia che ci ha regalato il maestro Kitano. Parliamo del trittico Outrage, composta dai seguenti tre film che coprono quasi un decennio:
- Outrage (Autoreji, 2010)
- Outrage Beyond (Autoreiji Biyondo, 2012)
- Outrage Coda (Autoreiji Saishūshō, 2017)
Dopo una pausa dai film sulla yakuza, con progetti memorabili e dai generi più vari come il dramma di Dolls (2002), il film storico in costume di Zatōichi (2003) o il grottesco quasi nonsense di Takeshis’ (2005) e di Glory to the Filmmaker! (2007), con questa trilogia Kitano torna alle sue origini, regalandoci probabilmente una sintesi quanto mai potente e definitiva del suo originale e pervasivo approccio allo yakuza movie.
In questa trilogia infatti, in maniera frenetica ma al tempo stesso dilatata, assistiamo alla vita criminale “completa” di Otomo (interpretato dallo stesso Kitano, spesso e volentieri protagonista dei propri film). Un vero e proprio romanzo di formazione criminale in tre parti, che ci racconta vita morte e miracoli di uno yakuza e delle guerre criminali che si scatenano attorno alla sua figura.
Outrage
Outrage del 2010 è in buona sostanza l’alba di questa guerra tra bande che insanguinerà gli schermi con particolare ferocia e violenza, perfettamente predominante in questo primo capitolo. Otomo in pratica parte da qui: qui avverrà il suo battesimo del sangue e del fuoco, qui inizierà la scalata a un potere che, come spesso accade nei gangster movie, lascia dietro solo morti e macerie.
In questo capitolo, come in tutte le narrazioni epiche che si rispettino, si narra l’ascesa all’Olimpo della divinità. Le pallottole fischiano dall’inizio alla fine e la Morte è la compagna indiscussa e indisturbata di chiunque si trovi nel mezzo dell’arena.
Come nella fossa dei gladiatori qui si tratta di uno scontro all’ultimo sangue, e chi vince, alla stessa stregua delle lotte di Natura, è l’elemento “naturalmente” più forte e più scaltro. Colui che meglio si adatta ai rapidi cambiamenti e gioca una doppia partita: quella a scacchi da stratega e quella con la pistola da assassino.
Outrage Beyond
Qui siamo a metà dell’opera: Outrage Beyond è in parte figlio del primo capitolo, come è giusto che sia. E la scia di sangue che gira attorno al protagonista continua a scorrere e inesorabilmente ad allargarsi. Nel periodo infatti che va metaforicamente da mezzodì fino al tardo pomeriggio l’impero appena conquistato, anche se fosse in modo effimero, va conservato a tutti i costi. Ma per la prima volta si avverte una consapevolezza: che anche il potere una volta conquistato, non da né requie né soddisfazione.
E così una scalata ne presuppone un’altra e un’altra ancora: e dalla cima della piramide si assiste inesorabilmente a nuovi scontri, nuove guerre e nuovi schieramenti di nemici sempre pronti ad approfittare del minimo errore.
E non esiste codice che tenga: il tradimento è sempre dietro l’angolo, e tra le vecchie e le nuove generazioni di yakuza non sempre il senso dell’onore ha lo stesso valore o lo stesso prezzo. In Outrage Beyond assistiamo dunque a uno scricchiolare dell’impalcatura, quasi a farci da monito che nulla è destinato a durare per sempre e tutto è ineluttabilmente destinato a scomparire.
Outrage Coda
Se i primi due capitoli rappresentano l’alba e per così dire il Mezzogiorno di fuoco dell’esistenza di Otomo, qui siamo arrivati decisamente al Crepuscolo degli Dei.
Outrage Coda, probabilmente il più poetico della trilogia, diventa non più un mero film di gangster alla vecchia maniera, ma assurge a vero e proprio testamento filosofico ed esistenziale di un boss della malavita.
Otomo, ormai alle prese con i suoi fantasmi e con gli spettri degli eventi passati e l’incertezza del futuro, sembra quasi un Amleto in cerca di un fantasma “in carne ed ossa” con cui parlare. E qui la consapevolezza del senso effimero della vita e della fatua vanità delle cose diventa non solo concreto, ma spietatamente improcrastinabile.
Outrage Coda così chiude perfettamente il cerchio, ricollegandoci con forza e veemenza alla citazione iniziale di Kitano: vita e morte non sono altro che una cartina tornasole l’una dell’altra, di un nastro di Möbius che ci restituisce sotto la stessa faccia realtà apparentemente diverse.
Per concludere, dunque, possiamo dire che questa trilogia esaurisce in tre capitoli tutta la filosofia artistica e poetica che Takeshi Kitano ci ha delineato in molte delle sue opere.
La vita è un’esperienza multiforme, fatta di sangue e violenza, ma anche di risate e pianti e che alterna momenti estremamente drammatici a momenti grotteschi e semiseri.
E pur essendo gli ultimi tre grandi film di Kitano, che quest’anno ha compiuto 75 anni, siamo convinti che questo grande maestro del cinema mondiale abbia ancora tanto da raccontarci e tante altre profonde riflessioni da sottoporci.
Faccia a faccia con il maestro Kitano
Vi ricordiamo infine che il grande maestro del cinema nipponico e mondiale Takeshi Kitano sarà ospite d’onore al Far East Film Festival 24 a Udine il prossimo venerdì 29 aprile, dove sarà incoronato per il suo incredibile percorso con il Gelso d’Oro alla carriera.
MadMass.it non poteva di certo mancare all’evento: incontreremo al FEFF 24 l’immenso regista, stay tuned!