Tales from the Loop recensione serie TV di Nathaniel Halpern con Rebecca Hall, Jonathan Pryce, Paul Schneider, Ato Essandoh su Amazon Prime Video
Roland Barthes, all’interno del suo saggio del 1980 La camera chiara*, identifica due modalità differenti di approccio alle immagini. Da un lato c’è lo studium, una sorta d’interessamento senza particolare intensità attraverso cui si possono recepire le informazioni storiche, culturali, sociali contenute in una data immagine. Volendo metaforicamente sintetizzare, si parla di comprendere senza capire. A questa modalità, Barthes affianca il punctum, la fatalità che pizzica la spettatore o, meglio ancora, la freccia che lo trafigge. Al di là delle informazioni che un’immagine può fornire, c’è qualcosa di inspiegabile che investe l’osservatore e rende quell’immagine unica per lui, non in senso assoluto.
Sembra partire da queste premesse Tales from the Loop, la nuova produzione targata Amazon Studios e Fox 21 Television Studios, che si preoccupa di trafiggere piuttosto che informare. Certo, ci sono alcune blande coordinate spazio-temporali facilmente interpretabili (la sala cinematografica che propone la prima visione di Monica e il desiderio di Ingmar Bergman, il tipico paesaggio di una piccola località di provincia) ma c’è soprattutto qualcosa di stridente in apparenza: i luoghi e gli spazi sono costellati di strani robot e costruzioni tecnologiche misteriose senza disturbare coloro che li abitano e li vivono. Utopia? Distopia? O semplicemente un realtà estremamente simile alla nostra in cui qualcosa ha fatto intraprendere al mondo una strada differente?
Quel che è sicuro è che le persone che abitano questo mondo fantascientifico non sono molto diversi da noi. Sono a conoscenza dell’esistenza del Loop, una macchina costruita per rendere possibile l’impossibile come mette in chiaro subito Jonathan Pryce in apertura, ma, più che un problema, è parte integrante delle loro vite. Come il Colosseo a Roma o la Torre Eiffel a Parigi, come uno scorcio di paesaggio di un punto panoramico nascosto o un luogo personalmente significativo, i protagonisti della serie di Nathaniel Halpern di puntata in puntata fanno i conti con i suoi effetti scatenanti all’interno delle proprie esistenze.
Le immagini dell’illustratore svedese Simon Stålenhag, ispiratrici dell’universo ucronico in cui si muovono oltre a Pryce anche Rebecca Hall, Paul Schneider e Ato Essandoh, ricorrono allo sci-fi come grimaldello per accedere alla natura umana da una prospettiva di re-immaginazione della realtà a posteriori, come nella post-produzione di un film. Allo stesso modo Tales from the Loop utilizza l’impianto di Stålenhag per ragionare sulle manifestazioni della vita in maniera rarefatta e quasi astratta, in uno studium che inevitabilmente diventa, per noi e per loro, punctum in piccole e preziose elegie.
Almeno per quello che per ora si è potuto vedere.
Tales from the loop è disponibile dal 3 aprile su Amazon Prime Video*, gratis per i primi trenta giorni insieme a tutti i vantaggi di Amazon Prime*.
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