Taxisti di notte recensione film di Jim Jarmusch in edizione restaurata con Winona Ryder, Gena Rowlands, Roberto Benigni, Giancarlo Esposito, Lisanne Falk, Armin Mueller-Stahl e Rosie Perez
“Vengono fuori gli animali più strani, la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori. Un giorno o l’altro verrà un altro diluvio universale e ripulirà le strade una volta per sempre.”
(Da Taxi Driver a Taxisti di notte)
Così la pensava Robert De Niro alias Travis Bickle, l’alienato Taxi Driver di Martin Scorsese.
Sono molto più spensierati invece i personaggi che entrano e escono dai taxi notturni descritti da Jim Jarmusch nel suo esilarante Taxisti di notte, commedia noir del 1991.
Pellicola grottesca dal sapore nostalgicamente anni ’90, la quinta opera realizzata a episodi targata Jarmusch, tra i più importanti cineasti del cinema indipendente statunitense, sorprende per la sua insolita leggerezza che sprigiona in ogni capitolo.
Si parte da una accattivante inquadratura iniziale in cui si vedono cinque orologi con un fuso orario diverso appartenenti a Los Angeles, New York, Parigi, Roma, Helsinki, le città in cui si svolgono le insolite storie, tutte girate in un taxi, rigorosamente di notte.
Della serie “iniziamo con il botto”, nel primo episodio, che si svolge a Los Angeles, Jarmusch fa incontrare una giovanissima Winona Ryder con la storica diva Gena Rowlands e da subito la pellicola mostra l’intenzione di voler trasmettere un sottotesto, oltre che far sorridere. Stesso spirito appartiene al resto dei quattro capitoli, che racchiudono vicende interessanti e spunti di riflessione. La grande mela è la seconda città in cui un imbranato tassista dell’ex DDR (Armin Mueller-Stahl) accoglie nel suo sgangherato mezzo di trasporto un simpatico ragazzo (Giancarlo Esposito) ed è subito amicizia. Sebbene appartengano a culture molto diverse, i due riescono ad entrare facilmente in sintonia, dimostrando un chiaro esempio del melting pot newyorkese.
Per il terzo episodio si vola in Europa e come prima tappa del vecchio continente il regista originario dell’Ohio sceglie la romantica Parigi, dove una forte e bella ragazza cieca (Béatrice Dalle) si imbatte nell’ingenua invadenza di un giovane tassista (Isaach De Bankolé), che si stupisce di quante cose possa fare da sola una non vedente.
Ovviamente tra le città europee non poteva mancare Roma, a dir poco stupenda desolata e di notte come sceglie di descriverla Jarmusch, che per l’occasione decide di far interpretare il personaggio del tassista ad un epico Roberto Benigni, il quale ci regala venti minuti di pura ironia e annesse confessioni delle sue esperienze sessuali al povero prete (Paolo Bonacelli), che da cliente si ritrova vittima della sua esuberanza.
La commedia si chiude con Helsinki, in cui il bravo tassista Mika (Matti Pellonpää) fa commuovere i suoi rozzi clienti, che si inteneriscono con i racconti delle sue disgrazie.
Ogni episodio ha una storia. Ogni capitolo si apre con un quesito e si chiude con una risposta che lascia comunque spazio all’interpretazione dello spettatore. Geniale l’intenzione di Jarmusch con Taxisti di notte, sostenuto da un cast d’eccezione.