Tchaikovsky’s Wife recensione film di Kirill Serebrennikov con Odin Lund Biron, Alyona Mikhailova, Nikita Elenev e Ekaterina Ermishina
Serebrennikov “domato” dal costume drama
Solo un regista come Kirill Serebrennikov, forse solo Serebrennikov stesso potrebbe realizzare un film estremo e febbricitante come Tchaikovsky’s Wife, andando vicino a creare una sorta di entry level della sua filmografia, un titolo per neofiti nella sua produzione tanto potente quanto impegnativa da vedere, anche per il pubblico cinefilo.
D’altronde il cinema russo è intenso per definizione, non ama i compromessi e Serebrennikov è uno dei suoi esponenti più illustri e rappresentativi, pur vivendo da anni fuori dal paese natio per le sue forti critiche alla politica di Putin. Critiche che non sono bastate a fermare quanti non avrebbero voluto in concorso questo titolo in quanto film russo, in un’annata festivaliera e politica segnata irrimediabilmente dal conflitto in Ucraina. Basta vedere qualche minuto di Tchaikovsky’s Wife per confermare la miopia di questa posizione. Pur essendo ambientata negli anni ‘70 dell’Ottocento, la storia di Antonina, moglie del compositore russo Tchaikovsky, è una storia capace di portare a galla contraddizioni e isterie che la società russa è ben lontana da aver eliminato.
Omertà e ossessione nella Russia di Tchaikovsky
Tchaikovsky c’è nel titolo, ma né la sua musica né la sua persona storica sono al centro della pellicola. Il film indaga piuttosto l’ossessione della di lui giovane moglie Antonina Miliukova, splendidamente interpretata con grande intensità e audacia da Alyona Mikhailova. Serebrennikov mantiene per tutto il film il mistero sulla molla che fa scattare la passione inestinguibile della giovane per l’anziano compositore, costretto a sposarsi per mettere a tacere le insistenti maldicenze sulla sua (vera) omosessualità. Antonina era un groupie ante litteram ossessionata dall’oggetto della sua passione? Oppure dietro il suo agire c’è una nevrosi psicologica o ancora il risultato di una società così omertosa rispetto al concetto di omosessualità da rendere impossibile per lei capire davvero che il marito non proverà mai attrazione per lei?
Nel pugno di settimane successive al matrimonio che i due trascorrono insieme (prima della fuga senza ritorno di lui) Tchaikovsky si dimostra anaffettivo, crudele, capace solo di repulsione rispetto alla donna che ha sposato, tanto da tentare prima di soffocarla e poi di dare fuoco alla casa pur di levarsela di dosso quando lei tenta un approccio di natura sessuale. Tuttavia Antonina era stata avvertita: lui l’avrebbe sposata e amata “come un fratello”, concentrandosi sul suo lavoro, senza darle amore. Eppure per Antonina essere la moglie di Tchaikovsky, per quanto umiliata, ridotta alla miseria e infelice, è la ragione stessa della vita. Se non può essere al suo fianco come moglie, lo sarà come tormentatrice. Vera o immaginaria, dato che sin dalla surreale scena del funerale del marito il confine tra realtà e allucinazione viene abbattuto, così come il fluire razionale del tempo.
Una non moglie vittima e carnefice
Ancora una volta Kirill Serebrennikov racconta una storia facendola sua, esplicitandone i contenuti attraverso un’atmosfera onirica e febbricitante che è propria del suo cinema. La co-produzione europea e gli stretti limiti del cinema in costume e della ricostruzione storica però gli impediscono di sfuggire nel suo delirio senza fine. Una scelta e un risultato che hanno molto scontentato quanti amano il suo cinema all’ennesima potenza, ma che rendono ben più digeribile Tchaikovsky’s Wife del precedente Petrov’s Flu a quanti non sono così avvezzi alle sue stravaganze e al cinema russo.
Certo il film affronta qualche lungaggine e ripetizione di troppo come forse è inevitabile in quanto l’essenza stessa della pellicola è l’ossessione. Si redime però per come è in grado di rendere la sua protagonista una donna sospesa tra l’essere vittima ed essere carnefice della sua stessa storia, in perenne contraddizione con se stessa. Antonina è il genere di donna che professa eterna fedeltà a suo marito mettendo al mondo tre figli con l’avvocato che l’aiuta a ottenere una rendita dal marito senza cedere al divorzio. Kirill Serebrennikov è il regista giusto per calarci nella mente di una persona per cui questo ragionamento è perfettamente logico.