Ted Lasso recensione serie TV Apple TV+ di Jason Sudeikis e Bill Lawrence con Jason Sudeikis, Hannah Waddingham, Brendan Hunt, Jeremy Swift, Juno Temple, Brett Goldstein, Phil Dunster e Sarah Niles
Non conoscere nel 2021 Ted Lasso può tranquillamente essere considerato un crimine. Non solo perché il personaggio creato e interpretato da Jason Sudeikis è irresistibile e inevitabilmente comico, ma soprattutto perché la serie sul coach americano chiamato ad allenare una squadra di calcio professionista in Inghilterra senza avere la minima esperienza in questo sport ha sbancato la categoria comedy agli Emmy Awards 2021.
E pensare che il concept era nato nel 2013 per promuovere la copertura televisiva a stelle e strisce della Premier League da parte della NBC. Un corto che avrebbe superato i sedici milioni di visualizzazioni diventando virale aprendo la strada ad una delle serie di punta di Apple TV+, voluta e sviluppata dallo stesso Sudeikis insieme a Bill Lawrence (Scrubs).
Un’accoppiata vincente, capace di lavorare sui punti di forza dello sketch televisivo e incastonarli alla perfezione in una narrazione seriale dal volto pulito, prendendo spunto da Mr. Smith va a Washington di Frank Capra. Ted Lasso diventa così accomodante, ottimista e spudoratamente buona, andando nella direzione opposta all’esplorazione del male che da sempre vuole dire intrighi, tensione e valanghe di spettatori. Il contesto calcistico rimane e si trasforma nel terreno perfetto per indagare le difficoltà che comporta una vita ispirata dalla correttezza, dal buon senso e dalla gentilezza.
Se la prima stagione stabiliva un ritmo comico distintivo e offriva un incredibile balsamo lenitivo contro le tossine della società contemporanea, la seconda stagione punta a mostrare cosa c’è dietro al coach più positivo del pianeta e qual è lo scotto da pagare per affrontare la vita con il sorriso. Non a caso a stravolgere la serenità dell’AFC Richmond arriverà una psicologa sportiva (Sarah Niles) che, con la sua sola presenza, darà il via ad un viaggio introspettivo per tutti i personaggi che hanno lanciato in orbita lo show.
Juno Temple è convinta che lavorare a questa serie le abbia salvato la vita. Non è un caso, perché nella metafora sportiva si inseriscono alla perfezione le ansie e le paure che ognuno è costretto a vivere giorno dopo giorno. La sostanziale differenza di Ted Lasso sta nell’offrire una risposta non originale e tanto meno innovativa, ma spontanea e piena di un calore spesso dimenticato o sepolto da logiche alienanti. La seconda stagione non dimentica quello che nella prima l’ha resa un fenomeno internazionale ma prosegue nella sua opera di redenzione laica per tutte le anime in pena rappresentate egregiamente dal cast, con Hannah Waddingham, Brett Goldstein e lo stesso Suideikis premiati come migliori attori nella categoria.
Esiste anche la possibilità di non essere in grado di amarla per gli stessi motivi riportati qui sopra e di trovarla per certi versi stucchevole, ma questo succede perché la sensazione di appagamento, pace e commozione che emana ogni singolo episodio lascia difficilmente indifferenti. Come non si può evitare di far finta di non conoscere e cantare all’infinito He’s here! He’s there! He’s every-fucking-where! Roy Kent!