That Christmas recensione film animato di Simon Otto con le voci originali di Brian Cox, Fiona Shaw e Jodie Whittaker [Netflix]
I bambini della cittadina di Wellington si preparano a un Natale uguale a tutti gli altri, ma l’arrivo di una tempesta di neve cambierà le cose per ognuno di loro.
Il timido Danny non riceverà la visita del padre, l’esuberante Bernie si trova padrona della casa quando i genitori rimangono bloccati nella tormenta e l’ansiosa Sam dovrà far sì che la gemella Charlie si comporti bene, altrimenti Babbo Natale non le porterà i regali.
Il tutto verrà osservato e narrato proprio da Babbo Natale (Brian Cox), che, con i suoi regali, fornirà ai bambini i giusti mezzi per rendere memorabile questo Natale.
That Christmas, realizzato da Locksmith Animation per Netflix, è l’adattamento del libro per bambini scritto da Richard Curtis, maestro indiscusso della commedia romantica (autore delle sceneggiature di Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Il diario di Bridget Jones), nonché regista di Love Actually, uno dei classici natalizi del ventunesimo secolo.
Il suo ritorno al film festivo poteva essere l’occasione per la creazione di un nuovo classico, ma questa volta la magia del Natale non è scattata.
Proprio come Love Actually, That Christmas presenta una multi-trama formata da più storie parallele i cui protagonisti non si incrociano quasi mai, se non nel finale. Nel classico del 2003, però, la cosa aveva perfettamente senso, dato che l’ambientazione era una grande metropoli come Londra. In questo film, invece, il fatto che i bambini non si incontrino e non interagiscano quasi mai non solo risulta poco credibile, visto che sono compagni di classe e vivono in un villaggio su un’isola, ma preclude al film molte possibilità.
L’assenza di interazione tra i personaggi impedisce la creazione di un gruppo assortito di amici nei quali i giovani spettatori possano identificarsi. Le dinamiche di gruppo e amicizia vengono quindi accantonate e ciascuno dei ragazzi vive la propria avventura in solitaria. Questo approccio consente al film di affrontare temi più seri, come la solitudine e il senso di inadeguatezza, ma non riesce a rappresentare e trasmettere il divertimento e la spensieratezza tipici dell’infanzia, che per un film di Natale per bambini sono la prima cosa da centrare.
Anche dal punto di vista della direzione artistica e dell’animazione, That Christmas ha molto poco da offrire. l design dei personaggi e lo stile visivo scelto per la storia richiamano il cartoonesco a cui la Pixar ci ha abituati da Coco in poi, uno stile che ormai risulta abusato e privo di freschezza.
Manca, insomma, una mano forte e originale che possa permettere al film di distinguersi e di brillare. Salvo alcune (brevi) scene sulla slitta di Babbo Natale, che sembrano uscite da un ottimo film d’azione, non si trovano momenti particolarmente evocativi o soddisfacenti per la tecnica impiegata.
La cosa più sorprendente, vista la presenza di un maestro come Curtis alla sceneggiatura, è che anche come commedia il film non riesce a difendersi adeguatamente. Sono davvero poche le gag e le battute capaci di strappare un sorriso.
Non mancano invece momenti sorprendentemente riflessivi, nei quali emergono la solitudine e il disagio di alcuni dei personaggi. In altre opere di Curtis, come lo stesso Love Actually ma anche il dimesso Questione di tempo, il bilanciamento tra leggerezza e dramma era sempre calibrato alla perfezione.
In That Christmas, invece, i momenti più leggeri non riescono a reggersi sulle loro gambe, e questo rende ancora più pesanti quelli drammatici.