The Aeronauts recensione in anteprima del film diretto da Tom Harper con Eddie Redmayne e Felicity Jones presentato alla Festa del Cinema di Roma
Di storie vere ambientate nella Londra vittoriana ce ne sono fin troppe. Il loro successo è dovuto, molto probabilmente al loro estremo fascino, senza tempo. Anni di scoperte, di rivoluzioni, di evoluzioni. Per questo le narrazioni che parlano di questo determinato periodo storico sono così amate dal cinema. Riescono a portare indietro nel tempo lo spettatore, a quando ancora tutto (o quasi) era una scoperta. A quando ogni novità portava stupore ed esaltazione. C’è da dire però, che il mercato cinematografico è saturo di questo tipo di film e raramente una rivisitazione del tema (sopratutto nell’ambito della “storia vera”) porta il successo sperato.
Dopo anni e anni tra le sporche e devastate strade della Londra ottocentesca, The Aeronauts ci porta su, alto nel cielo, alla ricerca di un punto di vista diverso dal solito. E, in parte, riesce nel suo intento. Peccato per l’atterraggio un po’ brusco. Lo abbiamo visto in anteprima in occasione della Festa del Cinema di Roma.
Al centro di questa storia “tra le nuvole” troviamo Amelia Wren (Felicity Jones) e James Glaisher (Eddie Redmayne), rispettivamente un’aeronauta navigata e uno scienziato che non ha mai messo piede su di una mongolfiera. I due si imbarcano nella coraggiosa impresa di battere il record francese del punto più alto mai raggiunto dall’uomo. Ma non solo. Scopo del viaggio è anche riuscire ad analizzare la situazione meteorologica nei cieli per riuscire a prevedere le condizioni meteo. Ovviamente, l’avventura si rivelerà più complicata del previsto, portando i due insoliti compagni di viaggio a dover affrontare condizioni estreme in una situazione fuori dal loro controllo.
In sostanza, è un film di sopravvivenza a settemila metri d’altezza. Questa condizione di precarietà, condizionata dallo spazio estremamente ristretto e instabile sul quale i due protagonisti si trovano a vivere per un paio d’ore, è un’esperienza sostanzialmente nuova allo spettatore. Egli conosce bene la terra, a tal punto da non aver più paura delle difficoltà che minacciano l’incolumità dei protagonisti su di essa, ma quando si trova a contatto con un territorio parzialmente sconosciuto, l’ansia inizia a prendere il sopravvento, anche se, bene o male, lo spettatore già sa come si concluderanno gli eventi.
Tom Harper è riuscito a dare un punto di vista interessante al film, utilizzando delle accortezze tecniche molto particolari e dinamiche, come l’apprezzata scelta di utilizzare obiettivi e lenti differenti per rappresentare “mondi diversi”: teleobiettivi che, man mano che ci si avvicina ad altezze pericolose, diventano grandangoli estremi (quasi fisheye). Tuttavia, seppur tecnicamente il film si dimostri interessante, non riesce mai veramente a spiccare rispetto quanto visto in passato. È un buon film di avventura, che fa provare una tensione diversa dal solito, ma nulla più di questo. È uno spettacolo di varietà, come quello performato da Amelia all’inizio del film. Intrattenimento allo stato puro. Cinema delle attrazioni.