The Boogeyman

The Boogeyman​ recensione film di Rob Savage con Sophie Thatcher e Vivien Lyra Blair [Anteprima]

The Boogeymanrecensione film di Rob Savage con Sophie Thatcher, Chris Messina, Vivien Lyra Blair, Marin Ireland, Madison Hu, LisaGay Hamilton e David Dastmalchian

Con un mercato cinematografico via via sempre più saturo diventa più complesso realizzare opere che si possano distinguere dalla massa e che possano durare nel tempo. Negli ultimi anni il genere horror sta subendo degli inevitabili cambiamenti che lo stanno portando ad un livello più autoriale per sbarazzarsi dei classici cliché tipici delle pellicole dell’orrore a cui lo spettatore medio tende oramai a storcere il naso. Al giorno d’oggi, nuovi registi del calibro di Ari Aster e Jordan Peele stanno tentando di cambiare ulteriormente gli schemi del genere come avevano fatto diversi cineasti prima di loro.

Diretto da Rob Savage, The Boogeyman​, adattamento dell’omonimo racconto di Stephen King arrivato in Italia come Il Baubau, appare già vecchio per via della trama piuttosto semplice e ancorata ai classici cliché dell’orrore. Per Rob Savage si tratta della prima produzione importante, secondo lungometraggio dopo Dashcam e il chiacchierato mediometraggio The Host premiato ai Fangoria Chainsaw Awards.

Sophie Thatcher, Chris Messina e Vivien Lyra Blair
Sophie Thatcher, Chris Messina e Vivien Lyra Blair (Credits: Patti Perret/20th Century Studios)
Vivien Lyra Blair è Sawyer Harper
Vivien Lyra Blair è Sawyer Harper (Credits: Patti Perret/20th Century Studios)

La pellicola narra la storia di due sorelle, Sadie e Sawyer Harper, interpretate rispettivamente da Sophie Thatcher e Vivien Lyra Blair, e del loro periodo di lutto a seguito della morte della madre. La loro sofferenza sarà amplificata dall’indifferenza del padre psichiatra nei loro confronti e dalla presenza di un essere sovrannaturale chiamato Boogeyman che incrocerà le strade delle giovani ragazze a seguito della morte di un uomo all’interno del loro salotto. The Boogeyman​ è un dramma familiare che si avventura nel paranormale ed è evidente, a questo proposito, il parallelismo con Hereditary che, tuttavia, funziona molto meglio per via della cura ai dettagli maniacale di Aster.

The Boogeyman mostra una fotografia vivace, tra giochi di luce e variazioni cromatiche, che accompagna una storia di vita e di morte attraverso un costante alternarsi allegorico di colori freddi e caldi in perpetuo contrasto fra di loro. I movimenti della cinepresa, tuttavia, sono eternamente incostanti: Savage costruisce inquadrature barcollanti, quasi da “mal di mare”, alternate a riprese rigide nelle movenze.

Nonostante le scelte stilistiche del regista possano essere anche apprezzabili, non si può affermare lo stesso di quelle narrative. La storia appare forzata e lacunosa nel giustificare le scelte dei personaggi. Inoltre, il susseguirsi degli avvenimenti è decisamente troppo rapido e confusionario.

David Dastmalchian in The Boogeyman
David Dastmalchian in The Boogeyman (Credits: Patti Perret/20th Century Studios)
Sophie Thatcher
Sophie Thatcher è Sadie Harper (Credits: 20th Century Studios)

The Boogeyman è estremamente sottotono rispetto alle premesse e nulla mantiene vivo come dovrebbe essere il fuoco dell’attenzione dello spettatore. La pellicola di Savage necessiterebbe disperatamente di uno svecchiamento e di maggiore attenzione ai dettagli, invece non prende rischi e preferisce puntare su aspetti ben consolidati del genere horror, quali jumpscare, qui estremamente ovvi e a tratti ridicoli, e ambientazioni cupe che causano un effetto “vedo non vedo” occasionalmente piacevole, fino a quando non diventa una giustificazione per evitare di mostrare integralmente l’essere sovrannaturale che dà il titolo al film.

Fra i singoli personaggi sembra che non vi sia comunicazione alcuna, così come fra i due filoni principali che costituiscono l’intreccio della narrazione. The Boogeyman si presenta come un dramma che, tuttavia, si evolve ben presto in un film completamente diverso nel quale viene lasciato spazio all’orrore rappresentato dal fantomatico Baubau. Difficile anche provare empatia per le protagoniste Sadie e Sawyer, del tutto prive di background e spessore.

Inevitabile l’amaro in bocca nel vedere sfruttate solamente in parte le ottime potenzialità per il cinema del racconto di Stephen King.

Sintesi

Nonostante alcune scelte stilistiche azzeccate, The Boogeyman non riesce a discostarsi dai classici cliché dell’orrore tra narrazione esile e personaggi monodimensionali, lasciando in parte inespresso il potenziale del racconto di Stephen King per il grande schermo.

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