The Book of Boba Fett recensione Episodio 1 serie TV di Jon Favreau con Temuera Morrison, Ming-Na Wen, Jennifer Beals, Robert Rodriguez, Matt Berry, David Pasquesi, Xavier Jimenez e Joanna Bennett
Dopo l’annuncio dello scorso anno al termine della seconda stagione di The Mandalorian, The Book of Boba Fett è approdato su Disney+ con la formula ben collaudata di un episodio a settimana.
Alternando flashback e momenti del presente, il primo episodio ci conduce a Tatooine, dove Boba Fett (Temuera Morrison) e la sua fedele partner Fennec Shand (Ming-Na Wen) hanno preso il controllo dell’impero criminale di Bib Fortuna e devono fare i conti con i lord locali, che non sembrano affatto intenzionati a lasciare al cacciatore di taglie la supremazia del luogo.
The Book of Boba Fett – decostruire un mito
Nel vasto panorama di prodotti dedicati a Star Wars, The Book of Boba Fett era probabilmente uno dei più attesi dal fandom, sin dalla prima apparizione di Temuera Morrison nei panni di Jango Fett in Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni. Il desiderio di conoscere di più sul passato del cacciatore di taglie ha spinto la Lucasfilm e Jon Favreau a sviluppare questo progetto e ad annunciarlo già con la presenza di Boba Fett nella seconda stagione di The Mandalorian. La difficoltà principale era quella di dare ad una figura amatissima all’interno dell’universo creato da George Lucas una storyline coerente con l’epicità di Boba Fett. Dal primo episodio, sembra che Jon Favreau e il regista Robert Rodriguez abbiano deciso di puntare invece a decostruire il personaggio così come lo abbiamo conosciuto. Infatti, nell’episodio 1 Stranger in a strange land Boba Fett appare svestito di quell’aura di invincibilità e mistero che lo caratterizzava, ma è un uomo (un clone, ma non andiamo per il sottile…) le cui ferite fisiche non sono del tutto guarite, ma con un proposito ben chiaro: prendere il controllo dell’impero criminale degli Hutt per trasformarlo in qualcosa di completamente diverso, sostituendo la paura e il terrore con il rispetto e la lealtà.
Il personaggio che abbiamo davanti è, sicuramente, destabilizzante, perché sembra in opposizione a tutto ciò che abbiamo visto in precedenza: un cacciatore di taglie spietato, al servizio anche dell’Impero se necessario. Ma, forse, l’intento di Favreau è quello di mostrare come dietro un mito si nasconda un uomo, spogliarlo di un manto di inviolabilità per avvicinarlo al pubblico, in un’operazione simile a quella fatta con Il Mandaloriano, che pur avendo il volto coperto e all’apparenza intoccabile, è uno dei personaggi più umani e relatable di Star Wars. Un’operazione del genere può comportare, tuttavia, dei rischi, il primo e più importante la perdita di un simbolo per il pubblico: quando Din Djarin toglie l’elmo e vediamo il suo viso, allora perdiamo anche quel mistero che lo aveva caratterizzato e che speravamo non finisse mai. Allo stesso modo, vedere Boba Fett senza elmo per la maggior parte del primo episodio, lo avvicina a noi, ma al tempo stesso tradisce una parte di noi, che sperava di non vedere mai l’uomo sotto la maschera.
Decostruire Boba Fett implica che non tutto il pubblico potrebbe apprezzare, perché significa, in parte, obbligarci a pensare a quel personaggio in maniera diversa e fuori dagli schemi.
Un primo episodio visivamente ineccepibile
Fotografia, effetti speciali e colonna sonora (sempre curata da Ludwig Göransson) ad altissimo livello ci regalano un primo episodio che visivamente è ineccepibile e ci ritrasporta con campi lunghi spettacolari tra le due di sabbia di Tatooine. Anche la struttura narrativa di questo episodio è ben salda e alterna momenti del passato (scopriamo infatti come Boba è sopravvissuto al Sarlacc) a quelli del presente, in cui Boba Fett e Fennec Shand si accingono a visitare Il Santuario, popolare cantina e ritrovo della malavita di Mos Espa, gestito da Madame Garsa Fwip (Jennifer Beals). In questo e negli incontri con altri criminali locali, il cacciatore di taglie dimostra di voler cambiare le cose, creando un impero che non sia fondato sulla paura, ma sul rispetto. Più facile a dirsi che a farsi, come sottolinea anche Fennec, perché sia la popolazione che i criminali di Mos Espa conoscono solo il linguaggio della violenza estrema. E così, Boba Fett dovrà trovare un modo per coniugare passato e futuro e, magari, nel frattempo, evitare di essere ucciso…
La nota dolente di questo episodio è l’assenza di ritmo e di un’identità chiara: non è ancora chiaro dove The Book of Boba Fett voglia condurre il pubblico e, forse, c’è il timore che non lo scopriremo affatto. Ma, restiamo fiduciosi e speriamo che già con il secondo episodio la rotta diventi più chiara.