The Duke recensione film di Roger Michell con Jim Broadbent, Helen Mirren, Fionn Whitehead, Matthew Goode e Anna Maxwell Martin
“Kempton Bunton sembra un nome inventato” eppure The Duke è un racconto talmente strano e perfetto che non poteva non essere tratto da una storia vera, diventata poi oggetto di leggenda e riemersa soltanto dopo cinquant’anni, occultata da una rete di bugie disseminate dallo stesso Bunton. L’idea arriva direttamente nella casella postale della produttrice Nicky Bentham e il mittente è Christopher Bunton (nipote del protagonista), consapevole che quella storia avrebbe fatto la differenza e realizzato il sogno di Kempton.
Jim Broadbent è Kempton Bunton, simpaticissimo combina guai di mezza età del nord di Londra che di professione fa il tassista, con lui non potevano che vivere una deliziosa moglie (Helen Mirren), un po’ stufa dei continui danni del marito ma troppo innamorata per arrabbiarsi davvero, e i due figli, uno (Jack Bandeira) che ormai vive fuori casa e l’altro (Fionn Whitehead) che invece ha ereditato tutto il gene rocambolesco del papà, diventando reciproci complici e sostenitori.
The Duke è un po’ la favola di Robin Hood e un po’ di Don Chisciotte, un uomo comune che parla direttamente al potere incarnando lo spirito inglese della rivoluzione. Qual è la differenza fra rubare e restituire un prestito in ritardo? Cosa distingue un crimine da una buona azione? E fino a che punto il fine giustifica i mezzi?
Roger Michell indaga attraverso questa storia surreale come l’uomo sia portato a ricercare l’aspetto negativo delle cose e lo faccia senza nemmeno concedersi e concedere il beneficio del dubbio. Kempton Bunton spesso supera il limite ma ha un animo buono, ama la sua famiglia e il suo matrimonio ed è determinato a realizzare il suo sogno: scrivere storie autobiografiche che sia per la letteratura, per il teatro o per la televisione.
Con lo sfondo dell’eterno divario tra ricchi e poveri, Kempton Bunton si batte per un maggiore sostegno da parte del governo agli anziani, spesso soli e dimenticati dopo aver dedicato un’intera esistenza ad assicurare il benessere della propria famiglia e delle generazioni a seguire. A partire magari dal canone televisivo gratuito visto come una cura moderna per la loro solitudine.
Seppur penalizzato da qualche split screen di troppo che grava sulla narrazione, Roger Michell con The Duke dirige una commedia fresca, godibile e ben interpretata, facendo leva su un racconto tanto fuori dal comune quanto edificante.