The Haunting of Bly Manor recensione serie TV Netflix di Mike Flanagan con Victoria Pedretti, Henry Thomas, Oliver Jackson-Cohen, Amelie Bea Smith, Benjamin Evan Ainsworth, Tahirah Sharif, T’Nia Miller, Amelia Eve, Katie Parker e Kate Siegel
Ho detto che è una storia di fantasmi. Ma non lo è.
È una storia d’amore.
(Il Narratore in The Haunting of Bly Manor)
Recensione priva di spoiler: le omissioni dell’autore sono da considerarsi volute
Se The Haunting of Hill House ha rinnovato la narrazione horror con una storia corale perfettamente splendida, come direbbe la piccola protagonista di questa nuova serie interpretata da Amelie Bea Smith e dai suoi profondissimi ed inquietanti occhi, memori della precedente esperienza con Hill House durante la visione di The Haunting of Bly Manor ci ritroveremo compulsivamente a cercare il telecomando per abbassare il volume al timore del prossimo imminente jumpscare, che sia in prossimità di uno specchio o al calar della notte, mentre i protagonisti vagano nel vuoto immenso di un oscuro maniero che chiede di essere esplorato.
Il brillante creatore di The Haunting Mike Flanagan con Bly Manor cambia completamente registro, passando da un horror corale ad un dramma psicologico sull’elaborazione del lutto e della morte che ci scava nell’intimo, tra religione e credenze, attraverso un commovente viaggio carico di tristezza sulla consapevolezza della perdita, necessaria per superare il lutto e la negazione del malessere che nasce come autodifesa alla sofferenza per la scomparsa delle persone amate.
Io non ero morta, ero soltanto molto molto triste.
Eppoi ho scoperto il segreto e così non sono stata triste mai più.
Morto non significa andato via, quindi non devi essere triste.
(Amelie Bea Smith in The Haunting of Bly Manor)
Ispirato, come Hill House, ai romanzi gotici e ai racconti dell’orrore di Henry James, The Haunting of Bly Manor è una storia di amori eccitanti e tribolati, contrastati da un destino avverso e sepolti dall’orrore e dalla rovina. Amori impossibili eppure immortali, in grado di superare le barriere terrene diventando soprannaturali, i cui spaventosi segreti sono rimasti avvolti nel mistero sin troppo a lungo.
Amori trascinanti e passionali che per gelosia possono sfociare nel possesso: in molti scambiano l’amore con il possesso, seppur amore e proprietà siano agli opposti.
Altri invece rifiutano l’amore e la complessità delle persone, che spesso obbligano a sforzi tremendi per non ottenere quasi nulla in cambio, un po’ come i fiori di luna.
Le persone sono come stanze chiuse: hanno serrature diverse e devi indovinare la forma della loro chiave. Proprio come ci sono chiavi per tutte le porte presenti in questa residenza eccessivamente grande. Chiavi diverse per porte diverse. E se vuoi che qualcuno apra una porta, devi provare diverse chiavi finché non trovi quella che le apre.
(Oliver Jackson-Cohen in The Haunting of Bly Manor)
The Haunting of Bly Manor è una dolorosa e struggente metafora dei ricordi e degli amori che svaniscono: come va affrontato un lutto, sempre che se ne abbia la forza? Sin troppo spesso rinchiudersi nei ricordi e isolarsi nei sogni è l’unica via di fuga per non accettare la realtà e rifugiarsi da essa. L’amore dei nostri genitori, fratelli, partner, è la ricchezza e la fortuna più grande, e pur di allontanare il dolore e la tristezza ed essere invisibili al loro tocco si cerca un posto sicuro dove rinchiudersi e non soffrire mai più.
Ma una perdita non colmata genera solo bisogni, solitudine e rabbia, e mentre si cerca di rimanere aggrappati alla vita e trattenersi nel mondo, lo spirito, così come ogni altra cosa, si arrende al trascorrere del tempo.
Non possiamo contare sul passato.
Noi crediamo di avere catturato tutto nei ricordi,
ma i ricordi sfumano e possiamo sfumare pure noi.
(The Haunting of Bly Manor)
L’adorabile ritorno come protagonisti dei nostri beniamini Nell e Luke di Hill House, Victoria Pedretti e Oliver Jackson-Cohen, oltre ovviamente ad Henry Thomas e alla nostra preferita Kate Siegel stavolta senza guantini, solletica i ricordi ed alimenta una inevitabile connessione sentimentale con la miniserie horror del 2018.
Successivamente all’unica debolezza dell’opera, il quinto episodio afflitto da problemi di scrittura che, nel cercare di mantenersi criptico, tra passato, presente e futuro propone una narrazione sin troppo frammentaria e tediosa, Bly Manor divampa in un crescendo emozionale che raggiunge il suo culmine tra la commozione del settimo e la rivelazione dell’ottavo e penultimo episodio.
Non paura ma lacrime, non tensione ma commozione: Mike Flanagan ha avuto il coraggio di cambiare genere e struttura – dall’horror al dramma, dall’azione corale all’introspezione intima che buca suggestivamente la quarta parete quando nell’epilogo Il Narratore, che non possiamo svelarvi, nel parlare ai suoi ascoltatori sembrerà rivolgersi direttamente a noi – proponendo una narrazione originale carica di romanticismo e nostalgia, in bilico tra sogni e realtà, ricordi e speranze, sofferenza e guarigione.
Le frasi di The Haunting of Bly Manor
– È perfettamente splendido.
– Si, e tu sei perfettamente pazza!
(Amelie Bea Smith e Benjamin Evan Ainsworth)
Le bambole sono fantastiche: puoi usarle per inventare le persone che vuoi e raccontare delle storie.
(Amelie Bea Smith)
– Quant’è lontana l’India?
– È più lontana della nostalgia, ma meno di un addio.
(Amelie Bea Smith e Alex Essoe)
La vita è un po’ strana in realtà: certe volte il giusto sembra sbagliato e lo sbagliato sembra giusto.
È questa la differenza tra i bambini e gli adulti: vedere il quadro completo.
(Oliver Jackson-Cohen)