The Human Voice recensione del cortometraggio di Pedro Almodóvar con Tilda Swinton basato sull’opera di Jean Cocteau presentato alla 77esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia
Pedro Almodóvar porta sullo schermo una pièce teatrale in un mediometraggio che lascia a bocca aperta per l’intensità della parola e per la bellezza delle immagini.
Protagonista Tilda Swinton, Leone d’Oro alla Carriera di questa settantasettesima edizione del Festival del Cinema di Venezia.
The Human Voice è l’esempio di come si possa ancora parlare d’amore e soprattutto farlo bene. Un’attrice logorata dalla fine di un amore parla con noi, con se stessa e probabilmente anche con il suo vecchio amante.
La voce umana della Swinton è una voce corale che lotta fra parole e fatti, vita e morte, finzione e realtà. Non sappiamo nulla dei personaggi perché la sceneggiatura della chiamata telefonica è esaustiva e soprattutto ci fa capire come oggi, purtroppo, è sempre meno necessaria la presenza umana, ma i sentimenti primordiali dell’uomo come l’amore, la gelosia, la mancanza, sono immutabili.
Almodóvar ci regala, in contrapposizione alla drammaticità della storia, colori brillanti, costumi eccentrici e grandi riferimenti al cinema e alla letteratura. Tutto è studiato per far risaltare Tilda Swinton ed è perfettamente riuscito.
Il testo di Jean Cocteau
Vecchia conoscenza e fonte d’ispirazione per Pedro Almodóvar, il testo di Jean Cocteau al quale è liberamente ispirata la sceneggiatura di The Human Voice è servito al celebre regista anche in altre occasioni. Avrebbe infatti voluto adattarla ai tempi di Donne sull’orlo di una crisi di nervi del 1998, non trovando tuttavia alla fine spazio nella sceneggiatura per il monologo al telefono.
L’anno prima, nel 1997, Almodóvar aveva inserito il testo di Jean Cocteau in una scena de La legge del desiderio, dove il protagonista dirige la sorella proprio in una versione de La voce umana. A proposito della figura dell’ascia, idea già nata ai tempi de La legge del desiderio immaginando che una donna abbandonata dall’uomo che ama potesse essere capace di distruggere a colpi d’ascia la casa dove avevano vissuto, il suo utilizzo irrompe prepotentemente in questo cortometraggio, ad oltre vent’anni di distanza.