The Kill Team recensione del film di Dan Krauss con Alexander Skarsgård, Nat Wolff, Adam Long, Rob Morrow e Anna Francolini
The Kill Team è diretto da Dan Krauss, regista che nel 2011 lesse un articolo sul New York Times riguardante un plotone di soldati stanziati in Afghanistan sotto processo presso la Corte Marziale e rimase colpito dalla storia di uno di essi, descritto come informatore ma allo stesso tempo anch’egli accusato di omicidio. Così, nel 2014, ha diretto un documentario sulla storia di questo giovane soldato, Adam Winfield, che più volte aveva cercato di denunciare gli omicidi di civili afghani ma finì per essere coinvolto nei reati. Quando la società di produzione cinematografica Temple Hill si accorse del potenziale nella storia di Winfield, Krauss aveva già una sceneggiatura pronta per essere girata.
Se il documentario aveva l’obiettivo di chiarire gli avvenimenti dietro ai reati commessi dai soldati, il film ha il chiaro intento di mettere lo spettatore davanti alla situazione moralmente instabile di Andrew Briggman (così è chiamato Winfield), proponendo scene di altissima tensione psicologica dall’aspetto estremamente realistico, supportate da un’ottima recitazione del protagonista Nat Wolff (Palo Alto, Ashby – Una spia per amico) ma soprattutto di Alexander Skarsgård nel ruolo del sergente Deeks.
Ciò che manca a questa pellicola, è un vero e proprio sviluppo. La storia ha un potenziale enorme, ma ciò richiede una strutturazione dei personaggi dettagliata e curata nei minimi dettagli per rendere al meglio gli avvenimenti e il loro ruolo nel racconto, e 87 minuti sono un’esigua durata per raccontare avvenimenti di questo genere nella loro completezza.
Ciononostante The Kill Team è un’opera di grande peso, molto curata per quanto riguarda scenografia e fotografia (la ricostruzione dei paesi e delle abitazione afghane è notevole e rende attuale e realistica l’atmosfera del film) e supportata da recitazione e regia ottime.
Alessio