The L Word: Generation Q 2 recensione seconda stagione con Jennifer Beals, Katherine Moennig, Leisha Hailey, Laurel Holloman e Rosie O’Donnell
Quando nel 2004 è andata in onda la prima puntata di The L Word su Showtime, chi è nato prima degli anni 1990 lo ricorderà, il mondo della televisione non era ancora particolarmente popolato da personaggi LGBT come lo è adesso. L’avvento di The L Word, che portava per la prima volta sullo schermo la vita un gruppo di donne lesbiche di Los Angeles, in quel periodo storico è stato quindi a dir poco prorompente.
Dopo circa dieci anni dall’ultima puntata trasmessa nel 2009, nel 2019 le produttrici hanno poi deciso di far rivivere la serie, ma con nuove vesti, perché in soli dieci anni la società è cambiata, il movimento LGBT si è evoluto e nuove teorie, come quella queer si sono fatte sempre più strada. Nasce così The L Word: Generation Q.
Generazione Queer
Sin dalla prima stagione del revival, in cui ritroviamo alcuni personaggi iconici del passato come Bette (Jennifer Beals), Shane (Katherine Moennig) e Alice (Leisha Hailey), vediamo come l’atmosfera che aleggia durante tutta la serie abbia perso quel gusto di proibito e peccaminoso, essendo ormai l’omosessualità largamente accettata, e come anche le tematiche si siano diversificate, adeguandosi alla modernità.
Questo rinnovamento ha portato con sé anche l’introduzione di nuovi personaggi, che ormai non sono più prevalentemente donne ricche e bianche, ma appartengono a tutte le minoranze e classi sociali.
La seconda stagione riparte dalle diverse storyline avviate in quella precedente. Ci saranno Dani (Arienne Mandi) e Sophie (Rosanny Zayas) in procinto di sposarsi, Bette dovrà fare i conti con il desiderio della figlia di conoscere il suo padre biologico, Alice e Nat (Stephanie Allynne) dovranno capire che tipo di relazione intendono avere e Shane entrerà in un giro di poker con Tess (Jamie Clayton). All’appello non mancheranno inoltre i personaggi di Gigi, Finley e Leo e special guests come Rosie O’Donnell, Anne Archer e Donald Faison.
Lo stile rimane lo stesso dalle origini, che alterna, in un ambiente allo stesso tempo ordinario e glamour, momenti drammatici e momenti più leggeri, e che non dimentica di certo le scene più bollenti, da sempre parte integrante della narrazione. Il risultato finale è una seconda stagione che non brillerà di originalità ma che senza dubbio vince un premio per l’inclusività e che contribuisce a rendere il revival una serie contemporanea, che piacerà sia alla vecchia che alla nuova generazione.
La serie è disponibile in Italia su NOW e Sky Atlantic.