The Lighthouse recensione film di Robert Eggers con Robert Pattinson, Willem Dafoe, Valeriia Karaman, Logan Hawkes e Kyla Nicolle
Presentato in anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs della 72a edizione del Festival di Cannes e candidato al Premio Oscar per la migliore fotografia, The Lighthouse, realizzato in 35mm e in bianco e nero, attinge direttamente dal Kammerspiel tedesco degli anni Venti, trascinando il pubblico – anche attraverso la sua potenza visiva – in un devastante vortice di inquietudine, terrore e tensione, attaccandosi alla pelle, facendo male agli occhi, togliendo il respiro e coinvolgendolo grazie alla sua fotografia, alla sua storia e all’interpretazione sontuosa di due grandi attori come Robert Pattinson e Willem Dafoe.
Riprendendo i temi trattati in parte anche in The Witch, il suo lungometraggio d’esordio, il regista, curatissimo nell’estetica d’epoca, si avvale di un contesto sempre improntato ad un forte senso di isolamento dei suoi personaggi e su come tale emarginazione erodi il corpo e soprattutto la mente dei due protagonisti, recuperando quelle sensazioni ancestrali realmente disturbanti del vecchio cinema muto di taglio espressionista, ma al tempo stesso descrivendo due individui che si odiano e che si disprezzano profondamente l’un l’altro.
Opera altamente allegorica, quasi mistica e prettamente simbolica dove ad emergere sono i chiari richiami alla letteratura gotica e marinaresca – splendido da questo punto di vista è lo studio svolto sul linguaggio e sui dialoghi – agli orrori lovecraftiani e alla mitologia greca, in The Lighthouse Eggers, dimostrando tutta la sua maturità autoriale, forse abbonda in qualche simbolismo ed in una narrazione non sempre scorrevole, riuscendo comunque a regalare allo spettatore un prodotto inedito, affascinante e fuori dal coro dei logori canoni dell’horror contemporaneo.
Nicola