The Lost City recensione film di Adam Nee e Aaron Nee con Sandra Bullock, Channing Tatum, Daniel Radcliffe, Brad Pitt e Da’Vine Joy Randolph
Loretta Sage (Sandra Bullock), una scrittrice di romanzi rosa di successo che a causa della morte del marito vive una vita molto solitaria e passiva, sembra non interessarsi più alla sua produzione letteraria, avendo perso totalmente l’ispirazione e aspirando a qualcosa di più impegnato. Nonostante questo, si trova in tour per la presentazione del suo nuovo romanzo in compagnia della sua agente Beth (Da’Vine Joy Randolph), la nuova social media manager (Patti Harrison) e il modello Alan (Channing Tatum) che incarna l’eroe delle storie sulle copertine dei suoi libri. Durante questo tour promozionale però, la protagonista verrà rapita da un milionario (Daniel Radcliffe) ossessionato dal ritrovare l’antico tesoro della città perduta, trascinando Loretta e Alan in un’avventura come quelle dei suoi libri.
The Lost City funziona solo a tratti: le gag che si susseguono durante la narrazione non riescono a reggere l’intera durata della pellicola, e risultano in qualche occasione anche monotone. La comicità assurda e new wave della pellicola dei fratelli Aaron e Adam Nee riesce comunque a divertire, tra battute esilaranti e altre più prevedibili.
Per quanto riguarda i personaggi, Loretta risulta molto fredda nei confronti di Alan e l’interesse amoroso tra i due appare forzato a causa di un’alchimia che fatica ad arrivare allo spettatore; Alan ha però un’autoironia irresistibile ed entra nel favore del pubblico anche più della protagonista. Il personaggio di Beth sembra ad un certo punto non avere più una vera e propria funzione, vediamo infatti una sorta di avventura alternativa a quella dei protagonisti che porta però veramente poco alla storyline principale.
Il villain interpretato da Danielle Radcliffe risulta azzeccato finché non diventa monocorde. Due personaggi che invece funzionano alla perfezione sono Jack Trainer (Brad Pitt) e Oscar (Oscar Nuñez), entrambi divertentissimi e che contribuiscono a rendere ancora più assurde le vicende.
Il non prendersi sul serio dei personaggi e della pellicola stessa è probabilmente l’aspetto migliore di The Lost City, che giocando sull’esagerazione degli stereotipi riesce nella sua volontà di ridicolizzarli, presentandosi come una presa in giro del genere della commedia d’avventura, nonostante esso stesso sia nato già di per sé come parodia. Viene infatti tutto portato all’estremo creando un mix di elementi bizzarri, che però reggono bene all’interno della narrazione.
Sandra Bullock è visibilmente a suo agio nei panni della spocchiosa scrittrice Loretta, Daniel Radcliffe dà vita ad un villain interessante seppur dal potenziale in parte inespresso. Altra performance degna di nota è quella di Brad Pitt, il cui personaggio rimane il più memorabile nonostante lo screen time ridotto.
Partendo da un inizio promettente, passando per una parte centrale un po’ dilatata e arrivando poi ad un finale che non convince appieno, The Lost City è una pellicola che, nonostante il cast stellare, riesce solo parzialmente in quelli che sono i suoi propositi.