The Moon recensione film di Kim Yong-hwa con Byung Mo Choi, Kyung-soo Do, Kim Hee-ae e Byeong-eun Park
In un futuro prossimo, la Corea prova a conquistare il suolo lunare ma un tragico incidente causa l’esplosione della navicella e la morte di tutto l’equipaggio. Cinque anni dopo, un secondo volo spaziale viene lanciato con successo, ma si torna a sfiorare il disastro quando un forte vento solare causa il malfunzionamento degli strumenti di bordo, mettendo a repentaglio non solo la missione ma anche la vita degli astronauti.
Il giovane Sun-woo (Kyung-soo Do), unico sopravvissuto dell’equipaggio, rimane bloccato nello spazio.
Per provare a capire al meglio l’ultima pellicola scritta e diretta da Kim Yong-hwa bisogna analizzarla a compartimenti stagni, dividendo gli elementi che la compongono in attributi positivi e negativi, che influiscono sulla buona riuscita, o meno, della pellicola.
L’idea iniziale di presentare il film come un documentario introduttivo, prima sulla missione spaziale fallita prima e su quella da svolgersi dopo, riassume una narrazione necessaria che, se raccontata nella sua totalità poteva diventare zavorrante ma che invece, raccolta in un racconto moderato, diventa appendice piacevole e coinvolgente.
Così come alcune inquadrature che mettono in evidenza taluni particolari o piuttosto esaltano la grandezza e la bellezza dello spazio immenso, grazie anche all’utilizzo di una fotografia nitida e decisa, diventano il fiore all’occhiello di una pellicola che funziona a tratti.
L’estremizzazione della tragicità degli eventi che coinvolgono il protagonista, unita all’interpretazione esagerata, quasi caricaturale di alcuni personaggi (il segretario di stato su tutti) per quanto sia insita nella cultura orientale la necessità costante di sdrammatizzare, sembra fuori luogo e alquanto disturbante per il suo reiterarsi sempre nelle stesse figure.
Anche l’utilizzo della colonna sonora, colma di basi musicali sdolcinate, volte ad enfatizzare la drammaticità della scena e con l’evidente intenzione di scatenare una lacrimante emozione, viene abusata. Si ottiene così l’effetto contrario: il coinvolgimento dello spettatore viene spezzato con l’intromissione di una musica non sempre congrua a ciò che intende sottolineare.
Nota di merito invece alla linearità del racconto. Nonostante spesso si perde nei meandri di una drammaticità esacerbata da elementi e situazioni forzatamente intensi, il modo in cui il racconto è svolto tende a creare una situazione di attenzione costante capace di non annoiare mai.
E’ indubbio che a più riprese risulta evidente l’influenza di registi e pellicole che prima di Yong-hwa hanno rappresentato lo spazio e le sue insidie ma nessuna scena risulta mai volutamente simile o copiata da qualcun’altra, il che rende The Moon un film con una sua distinguibile personalità.
Provando a considerarla nel suo insieme, senza soffermarsi troppo sui singoli elementi che la compongono, la pellicola di Kim Yong-hwa riesce a trasmettere l’esperienza alienante di Sun-woo con realismo e partecipazione seppur incapace di creare un’ambientazione suggestiva al punto da riuscire a provocare un coinvolgimento emotivo in coloro che guardano.