The Mosquito Coast recensione serie TV Apple TV+ di Ruper Wyatt con Justin Theroux, Melissa George, Logan Polish, Gabriel Bateman e Kimberly Elise
Probabilmente molti, leggendo The Mosquito Coast, avranno visualizzato subito il folle viaggio di Harrison Ford verso l’Honduras nell’omonimo film diretto da Peter Weir trentacinque anni fa e basato sul libro scritto da Paul Theroux. Acqua, anche se l’opera di riferimento è la stessa e al posto dello stato del Mar dei Caraibi c’è il caro e vecchio Messico, messo nel mirino da un Justin Theroux (The Leftovers, Maniac) in formissima e nipote del Paul Theroux scrittore.
I collegamenti con un passato che porta lo stesso nome si traducono quasi in coincidenze: Allie Fox (Justin Theroux) è ancora una volta in fuga con la sua famiglia dagli Stati Uniti ma non per via di un categorico rifiuto del capitalismo americano, quanto perché il governo è alle sue calcagna per un imprecisato motivo.
La storia, forse, potrebbe fermarsi qui. L’adattamento televisivo sviluppato da Neil Cross e Tom Bissell tratteggia una serie di accenni ad un mondo in cui non c’è spazio per la famiglia Fox, in isolamento tecnologico, sociale e culturale dal resto del mondo giusto prima di lanciare una corsa infinita verso la salvezza. Di ostacolo in ostacolo, di soluzione geniale in soluzione geniale sembra che la serie targata Apple TV+ e realizzata da Fremantle rappresenti uno di quei giochi a scorrimento continuo in cui bisogna andare avanti a tutti i costi.
A spingere sull’acceleratore in ogni momento è inevitabilmente Theroux, che nel bene e nel male è il centro gravitazionale della serie. Intorno a lui orbitano una costellazione di personaggi incapaci o non messi in condizione di rubargli la scena. Le dinamiche familiari che dovrebbero dare un contesto più profondo a una fuga da tutto e tutti finiscono per diventare altri problemi da risolvere prima di rivedere la luce del sole.
Non che Melissa George (Mulholland Drive, The Eddy) non sia brava nel ruolo di Margot, o che Logan Polish e Gabriel Bateman, rispettivamente i figli Dina e Charlie, non facciano il loro, ma c’è qualcosa che non permette a The Mosquito Coast di spiccare il volo. C’è solo da capire se si tratti di ostentare una ricchezza visiva garantita da un ottimo lavoro in termini di fotografia, costumi e scenografia oppure di una sceneggiatura che imprigiona più che liberare i fantasmi necessari a far crescere un prodotto estremamente ambizioso.
Quella che doveva essere una corsa infinita in cui macinare imprevisti ed ostacoli durante la visione si è trasformata in una maratona lenta e macchinosa, in cui bisogna essere misurati con il corpo per tagliare il traguardo senza venire squalificati. Lecito senza dubbio, ma le premesse e l’investimento che le sequenze della serie diretta da Rupert Wyatt suggerivano rimangono una promessa tradita in sette episodi a cui si poteva tenere fede in maniera sicuramente più virtuosa.
The Mosquito Coast sarà disponibile in contemporanea mondiale dal 30 aprile in streaming su Apple TV+.