The Palace recensione film di Roman Polanski con Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Joaquim de Almeida, Luca Barbareschi, Bronwyn James, Fortunato Cerlino, Mickey Rourke e Aleksandr Petrov.
L’arrivo dell’anno 2000 è imminente e all’interno del lussuoso albergo The Palace (da cui titolo del film) si stanno ultimando i preparativi per festeggiare l’inizio del nuovo millennio. Il titolare e il suo assistente daranno il benvenuto a numerosi ospiti provenienti da diverse nazioni, i quali presenteranno loro molteplici compiti da affrontare, con risultati del tutto inaspettati ed esilaranti.
Tuttavia, dovremo anche confrontarci con la paura del Millennium Bug, una sorta di apocalisse che potrebbe cancellare l’intera esistenza umana.
The Palace presentato a Venezia 80 nella sezione fuori concorso rappresenta per Roman Polanski il ritorno alla regia (e potenzialmente il suo ultimo film) dopo l’ottimo lungometraggio storico L’ufficiale e la spia, anch’esso portato alla Mostra del cinema di Venezia, di qualche anno fa.
Il nuovo lavoro del regista di Rosemary’s Baby e di Chinatown è una commedia colorata e decisamente irriverente, che mette alla berlina i ricchi (e non risparmia neanche con i più poveri, a pensarci bene), attraverso una galleria di personaggi eccentrici e un po’ buffi.
Ad interpretare queste allegre figure c’è un cast di prim’ordine, composto da attori come Mickey Rourke e Fanny Ardant. In pratica, l’occasione per Polanski di poter fare una specie di parata di star illustri del mondo del cinema. Un po’ come si faceva in alcune produzioni italiane degli anni 60′ e 70′.
L’ultima produzione del regista polacco naturalizzato francese è sorprendentemente un cinepanettone in chiave satirica, dove viene messa in scena le idiosincrasie dell’essere umano, le sue manie e ossessioni. Una società impaurita che con la scusa dell’ipotetica fine del mondo si è rifugiata all’interno di un albergo, non tanto per festeggiare l’anno nuovo (per alcuni dei protagonisti è semplicemente questo e nulla più) ma per allontanarsi da un mondo ritenuto ormai privo di interesse.
Seppur abbia una patina che può ricordare il cinema di Carlo Vanzina e di Neri Parenti (quest’ultimo quasi citato nell’incredibile finale) The Palace contiene comunque l’umorismo dissacrante tipico di Polanski, caratteristica che ritroviamo anche in uno dei suoi migliori film, ovvero Carnage.
Con questo nuovo lungometraggio riesce brillantemente nell’impresa di proporre qualcosa che sembra allontanarsi dallo stile al quale siamo abituati ma, paradossalmente, si avvicina alla sua personale visione del cinema.
Una sfida non semplice e per certi versi delicata (sarebbe stato facile fare una commedia scorretta senza alcuna critica sociale) grazie soprattutto ad una buona alchimia del cast attoriale.
The Palace può sembrare vicino ad uno dei film di Vacanze di Natale, ma si distingue grazie a una sceneggiatura che presenta elementi interessanti e non scontati all’interno di questo genere di pellicole.
Roman Polanski, un regista “praticamente” alla fine della sua carriera, ci fa capire, ancora una volta, che è in grado di cimentarsi in progetti distanti e forse poco personali, ma lo fa sempre con assoluta maestria e perizia tecnica; il tutto diventa automaticamente più semplice grazie anche al reparto tecnico ricco e variegato.
L’unico neo all’interno di questa strampalata ma riuscita operazione è proprio il suo scopo. Polanski ha davvero realizzato un simil cinepanettone e quale è stata la sua motivazione per intraprendere un progetto così particolare?
Questo comunque ha importanza fino ad un certo punto, poiché il film è davvero clamoroso e offre numerosi spunti interessanti di riflessione, nonostante le critiche di chi lo ha etichettato come una commedia priva di struttura e poco divertente.
The Palace è un film decisamente da non prendere sotto gamba. Certo, magari con Christian De Sica e Massimo Boldi a fare da mattatori sarebbe stato ancora più pazzesco, ma per una volta ci si può benissimo accontentare.